(M.Valtorta: 'Il Poema dell' Uomo-Dio',Vol. III, Cap. 9, pagg. 45/46 -Centro Ed.Valtortiano)
(M.Valtorta: 'Il Poema dell' Uomo-Dio',Vol. III, Cap. 30, pagg. 175/177 - " " " )
(G. Landolina: 'Alla ricerca del Paradiso perduto', Cap. 114 e 115 - Edizioni Segno)
16. L' esame di coscienza (continua)
16.1 – Mettiamo le cose in positivo…
E' passato un altro giorno che ho impiegato nuovamente a riflettere su tutto quanto ho scritto nel capitolo precedente, e cioè tutta quella storia sulle quattro virtù necessarie all’ ascesi e quindi all’ apostolato: fede, speranza, carità e… ascolto, per non parlare poi di quel ‘tizzone’ che per diventar fiamma deve esser alimentato da Preghiera…, Eucarestia…,Confessione e…Amore.
Mi sono sfogato con mia moglie, tanto lei – lo ha detto ‘Lui’ – è brava nell’ ascolto.
Mia moglie trova tutto molto 'naturale', a lei pare 'logico' seguire i consigli della 'Luce': ‘C' è tutto da guadagnarci - dice lei - spiritualmente parlando’.
‘E tutto da perderci - aggiungo io - umanamente parlando’.
Ma - mi dico ragionando a voce 'alta' – quale sarebbe quella che una 'Società assicurativa' chiamerebbe la ‘speranza’ di vita di un uomo della mia età?
Ho cinquantotto anni, mio padre è morto a novantatre, mia madre un poco più giovane, ma insomma - poichè si può morire anche di incidenti e non solo di cattiva salute - diciamo che, al di là delle mie aspettative che non potrebbero che essere le migliori, quelle degli assicuratori, se non vogliono fallire, potrebbero essere purtroppo notevolmente più basse.
E allora? Allora, in fin dei conti, mi dico che - a parte i normali rovesci della vita, parlo dei rovesci affettivi che hanno tutti come la scomparsa di persone care - non me la sono passata poi tanto male.
E anche se ora mettessi un poco la testa a posto (parlo della testa di sinistra) sarebbe alla fin fine anche una cosa accettabile, tanto per finire in bellezza, no?
‘Finire? No, ‘iniziare’ in bellezza…!’, mi correggo, cominciando così anche a vedere le cose in positivo, come mi aveva detto la mia testa di destra.
Traduciamo dunque in uno schema operativo quello che ho desunto dalla riflessione che ho fatto sulla base dei suggerimenti della 'Luce' in merito all' ascesi, e correggetemi se sbaglio.
Per ascendere bisogna 'staccarsi', e cioè avere un atteggiamento distaccato, da quelli che sono valori materiali (es.: quattrini, case, etc.), valori morali (es.: carriera, posizioni sociali, contatti mondani, etc) e infine caratteristiche 'spirituali' negative ( es.: troppa stima di se stessi, orgoglio, superbia).
Staccarsi - nel caso dell' ascesi 'laicale' - non significa però estraniarsi dal mondo, dove al contrario si deve vivere, ma esercitare – al meglio delle proprie possibilità e sapendo bene che siamo tutt’ altro che perfetti - quel tanto di autodisciplina che basta.
Ma per fare ciò bisogna esercitare non tanto o non solo un 'atto di volontà' - come pensavo io - quanto invece uno di 'abbandono': ma abbandono totale, non parziale.
Da solo, non ci riuscirei, perchè per potermi abbandonare completamente alla volontà del Signore devo far penetrare, cioè imprimere, nel mio cuore la Fede, la Speranza e la Carità.
Queste tre virtù, però, sono Virtù con la 'maiuscola', cioè non sono 'virtù' nel senso comune della parola ma sono 'Doni' veri e propri (così almeno ho capito io) che il Signore concede a sua discrezione a chi li chiede con la Buona Volontà.
Dunque bisogna chiederli, a cominciare dalla Fede perchè - anche se questa non sarebbe di per sè un dono 'indispensabile' - essa rende tutto più facile perchè chi ha la Fede poi consegue automaticamente la Speranza, e una volta che uno ha la Speranza ha buone possibilità di riuscire alla fine ad amare Dio, che significa Carità. E se uno riesce ad averle tutte e tre, allora è a posto.
Quando si ama Dio mi sembra di capire che, come conseguenza, si finisca per amare anche gli altri, ma non tanto di un amore nel senso umano quanto invece del tipo di amore necessario allo espletamento della propria missione, quella che Dio ha voluto affidare ad ognuno di noi, e che nella sua Sapienza Egli ha giudicato utile agli altri, e che Egli vuole che noi portiamo a termine, e che rientra in un quadro di armonia, equilibrio e giustizia generale.
Ma nel mio caso particolare le tre virtù non bastano, perchè ci vuole anche quella dell' Ascolto.
Innanzitutto questo è necessario per sentire la voce 'interiore' del Signore che mi parla e che io evidentemente non sento, e inoltre per dare spazio ai 'problemi' del mio prossimo.
Devo quindi trovare dei momenti di ascolto, isolandomi sia dal mondo esterno che dalle pulsioni e tensioni del mio 'io' interiore.
In questo potrei forse 'aiutarmi' grazie alla padronanza che ho della tecnica del 'training autogeno' che favorisce il distacco dalle tensioni e dagli stimoli 'esterni', nonchè dalla sfera delle affettività e della emotività, vale a dire gli stimoli ‘interni’, facilitando appunto concentrazione e meditazione.
Però non basta, perchè ci vogliono ancora:
* Preghiera
* Eucarestia
* Confessione
* Amore
Delle mie difficoltà nella Preghiera ho già parlato.
Ora ho cominciato ad abituarmi a dire un Rosario al giorno: roba da non credere!
Ma lo dico male, divagando su un sacco di pensieri esterni. E poi lo dico non come se fosse un fatto spirituale ‘sentito’ ma come un sforzo 'coercitivo' della mia volontà.
Ecco in questo senso credo che non valga tanto come 'preghiera' di rosario quanto come 'penitenza' di fioretto. Praticamente dire il Rosario è per me un 'fioretto', cioè una penitenza e allora varrà come penitenza solamente. Pazienza, mi rendo conto che spreco una opportunità ma, di più, ora non so fare.
Ma allora - visto che è una 'penitenza' e che meglio non so fare – penso che
potrei ‘aumentarla’ un po' alzandomi presto il mattino per dire il Rosario alle cinque, anzichè - come faccio ora - nel pomeriggio, che è un orario troppo 'comodo'.
Anzi, già che si sono, potrei - il mattino presto - dedicare la prima mezz' ora al Rosario - anzichè i soliti venti minuti ‘alla veloce’ - e poi continuare con un' altra mezz’ora dedicata alla lettura e meditazione di un brano del Vangelo.
E così – rifletto - con questa lettura avrei anche risolto brillantemente il problema dell' ascolto, perchè - mi dico - leggere il Vangelo e meditarlo è ben 'ascoltare' la Parola, no?
Inoltre, sempre per la 'penitenza' e soprattutto al fine di supplire alla scarsa qualità della mia preghiera, potrei fare due giorni di digiuno alla settimana, cioè non digiuno vero ma 'digiuno' a pane e acqua come avevo letto in una intervista pubblicata su una Rivista ('Il Segno del Soprannaturale' - maggio '94) di una dei veggenti di Medjugorje: Marija Pavlovic la quale, con grande naturalezza, raccontava che là a Medjugorje il digiuno è una prassi abituale, lo fanno praticamente tutti - ma non per via della guerra e della fame, dico io - ma proprio perchè ci credono.
Lei - la Marija - spiega che la Madonna chiedeva insistentemente preghiera e digiuno, ma offerti con amore.
Anche Gesù - mi ricordo - nel Vangelo ha detto che per certe cose servono preghiera e digiuno, ma quelle 'cose' erano esorcismi.
Evidentemente - per qualche ragione che mi sfugge - il digiuno è importante.
E poi - siccome mi pare che lo Zoffoli avesse scritto da qualche parte che bisogna fare queste cose in allegria senza assumere l' aspetto di un condannato al patibolo, perchè altrimenti non vale - mi dico che con il digiuno due volte alla settimana farei contenta anche mia moglie che è due anni che cerca di convincermi a riprendere quella dieta che avevo interrotto. Potrei così rientrare nel mio peso forma, il che non guasta, e recuperare un sacco di vestiti in buone condizioni ai quali avevo ormai malinconicamente accettato di rinunciare.
Con la preghiera, inoltre, potrei pregare insistentemente la Madonna che chieda Leial Signore che mi conceda, tanto per cominciare, il dono della Fede (maiuscolo), così il resto: Speranza e Carità, magari viene da solo.
Anzi, a questo proposito, per metterci qualcosa di 'mio' come contropartita di questa richiesta, potrei aumentare un pochino il sacrificio ampliando - ma qui sarà da pensarci prima bene - lo spazio della preghiera mattutina, alzandomi magari alle 4 e mezzo.
Un primo vantaggio - sempre per non prendere questo sacrificio con l' animo della prefica: cioè non del 'piagnone' che si piange addosso – sarebbe costituito dal fatto che potrei dedicarmi meglio ai miei vecchi esercizi di ‘training autogeno’, grazie ai quali potrei recuperare agevolmente energia fisica e quindi dormire di meno svegliandomi prima – come ho fatto per anni quando volevo avere più tempo per dedicarmi alle mie letture preferite.
Un secondo aspetto positivo – sempre per prenderlo in allegria - sarebbe invece che non mi farei più svegliare in anticipo dal gallo ma anzi mi potrei vendicare e svegliare io lui.
Alla peggio, per recuperare il sonno perduto, mi dico – sorridendo - che lui ed io, alla sera, potremmo andare a letto ancora prima delle galline.
Certo, riflettendo, mi dico che lo spazio che dedico alla preghiera e alla meditazione: quell' oretta e mezza al mattino, non sarebbe un granchè, ma mi obietto anche che quando poi - nel corso della giornata - mi metto a scrivere questo libro, oltre che essere un' altra 'penitenza' perchè praticamente è come se - anzichè essere in pensione - continuassi a lavorare per un altro Padrone, questa è pur sempre una forma di 'meditazione' e di ‘colloquio’ mentale con il Signore, no?
Tuttavia questo spazio 'lavorativo-meditativo' - che fino ad oggi è stato di sette ore giornaliere - dovrei ridurlo, per i prossimi mesi, a quattro o cinque ore al fine di far fronte, a seconda dell' andamento stagionale, agli impegni per vigna e giardinaggio.
E così facendo, cioè dedicando più tempo al lavoro 'esterno', la salute ci guadagnerebbe ed inoltre - a contatto diretto con la Natura - potrei approfittarne per sviluppare - dopo aver interiormente 'ascoltato' la Parola al mattino - l' altra parte esteriore dell' Ascolto che la Luce mi aveva richiesto: quella che riguarda la Creazione.
Evidentemente - se la Luce ha detto che ci vuole 'Eucarestia' per ascendere - si vede che quella che faccio abituale nella messa domenicale non basta.
Vedrò allora di farne – come il digiuno - altre due in settimana, magari nei due giorni in cui faccio la penitenza del digiuno.
Andrò a cercarmi un prete che mi 'piaccia', magari un tipo come ad esempio quel mio 'passionista' che ci 'credeva' (vedi Cap. 115 de ' Alla ricerca del Paradiso perduto'), quando raccontavo di quella 'estrema unzione' data ai 'nonni'.
Così mi sento anche una bella messa (anche questa vale un pochino come 'penitenza'.
Non vi nascondo infatti che mi dovrò sforzare ben bene perché è un poco contrario alla mia ‘mentalità’: chissà cosa potrebbe pensare uno che mi vede sempre! Ma basterà ogni tanto cambiar chiesa!
Mi ascolterò però anche una bella predica con l' ulteriore vantaggio, visto che son già lì, di fare ‘una tantum’ una bella Confessione: per spazzar via i più ‘grossi’ e rimetter ordine nella casa.
Riepilogando:
Messa, Predica, Confessione, Eucarestia e, se del caso, potrò chiedere anche qualche consiglio pratico sull' ascesi, anche se non c' è da aspettarsi che un ‘passionista’ mi diminuisca la cura...
Anzi sarà meglio stare un po' all' occhio e scegliermene un altro!
O.K. Tutto a posto. Ah, dimenticavo l’ Amore.
Beh, ragazzi, al cuor non si comanda! Quello bisogna proprio che venga da solo, magari di riflesso.
‘Come? Dite che non capite cosa vuol dire 'di riflesso'? ‘
‘E che vi ho anche incuriosito con la storia del passionista e dell'estrema unzione data ai 'nonni'?’
16.2 – La triplice arma segreta
Allora ve la racconto trascrivendo - sempre dall'altro libro (ma perchè non ve lo comprate?) il Cap. 114, che parla dello 'Amore di riflesso' ed il Cap. 115 che, tanto per non uscir dal tema dell' ascesi, oltre che del 'passionista' parla anche del 'distacco' che bisogna avere dai beni materiali e morali..
(G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 114,115 – Ed. Segno)
114. L' Amore vero è un 'dono' di Dio: di riflesso...
Nella visione la mistica Valtorta vede Gesù a colloquio con i discepoli. Il tema trattato in questo capitolo del 'Poema' è quello dell' amore. Giovanni, l' apostolo dell' Amore, prediletto da Gesù, con una 'intuizione' chiede a Gesù di volerlo amare di più, cioè di 'aumentare' il suo amore per lui...
Giuda Iscariota, come al solito caustico, lo corregge dicendogli che è il contrario, che semmai sono gli apostoli che devono amare Gesù, ed è il 'loro' l' amore che deve 'aumentare'...
Giovanni - da parte sua - insiste e dice di voler chiedere a Gesù di aumentare il suo amore per loro perchè essi saranno capaci di amare quanto più Egli li arderà con il proprio amore...
Gesù interviene - pacificatore - nella piccola disputa e, stringendosi Giovanni al cuore, spiega agli altri che Giovanni - senza rendersene ben conto - ha rivelato un mistero di Dio sulla santificazione dei cuori.
Dio - continua Gesù - si effonde sui giusti e più essi si arrendono al suo amore più Egli lo aumenta e cresce la santità.
E' quindi parola sapiente - conclude Gesù - quella di chiedere a Dio che Egli aumenti il suo amore in un cuore...
Sono in treno e sto rientrando da Milano dove ho partecipato ad una riunione di lavoro. Il treno rappresenta per me - molto meglio dell’aereo dove non si fa in tempo ad arrivare che bisogna saltare su un taxi e poi tornare - una occasione ottima per le mie letture preferite e le mie meditazioni, dovendo solo stare attento a non perdere la stazione di arrivo, come mi è già successo incorrendo nelle ironie dei miei famigliari e di mio figlio in particolare che - almeno in un paio di occasioni - ha dovuto venire a 'raccogliermi' con l' auto, con mio grande imbarazzo soprattutto per quella sua cortese ed educata 'ghignatina' silenziosa della serie "Papà, ormai sei 'fuso'...".
Un altro paio di volte son riuscito a prendere un treno di ritorno giustificando il ritardo con le solite riunioni lunghe ed estenuanti... Insomma, non è che 'mediti', è che sono terribilmente distratto, quando leggo, perchè per me la lettura è rilassante, mi immedesimo e dimentico tutto.
Dunque, dicevo, sono in treno e - tra un' occhiata e l'altra al finestrino appannato di questo freddo novembre, per cercar di capire di quale stazione si tratti - rimango a riflettere su questo concetto che ho letto. In definitiva mi ricorda un po' quell' altro 'Amor che a nullo amato amar perdona...', però in questo caso non capisco bene come funzioni questa faccenda per cui se Dio ama di più tanto più i 'giusti' lo amano e così via...in quella che sembrerebbe una spirale ascendente verso la 'santità'.
Luce:
Più Dio ci ama... e più ci 'scalda' con il suo Amore. Più ci scalda e più noi assorbiamo 'calore', cioè Amore, e lo riverberiamo su Dio e sul prossimo crescendo - quanto più diventiamo 'caldi' d' Amore - in Santità.
Ma per avere l' Amore di Dio bisogna meritarlo.
'Padre insegnami ad amare...' significa chiedere al Padre di insegnarci ad amare, vale a dire di meritare - di riflesso - il suo Amore di scambio.
'Padre insegnami ad amare' presuppone infatti il 'desiderio' di amare, perchè l' amore vero è invece un 'dono' di Dio: di riflesso...
Ah, ho capito. E faccio appena in tempo ad agguantare la '24 ore', il soprabito e ... la maniglia della porta del treno, prima che riparta.
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115. Beati i poveri di spirito.
Un' altra delle cose che mi hanno sempre poco convinto della dottrina cristiana è quella certa mentalità 'pauperistica' del tipo 'Beati i poveri di spirito...', oppure 'E' più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno dei Cieli...' A dir la verità quella dei 'poveri di spirito' non l' ho mai capita bene nel suo significato. Cosa vuol dire essere poveri 'di spirito' ? Ma neanche quella dei 'ricchi' che non possono entrare nel Regno dei Cieli....
Luce:
Il 'povero di spirito' è colui che è 'povero' perchè non possiede attaccamento ai beni materiali e morali.
Il bene materiale in senso lato si può identificare nell' oro, dove per 'oro' si intende qualunque cosa materiale che abbia valore per l' uomo.
Per bene morale si possono intendere gli 'affetti', anche questi intesi in senso lato, cioè tutte quelle forme di attaccamento a cose non materiali ma ciònondimeno non meno importanti, come attaccamento ai parenti, amici, interessi intellettuali, carriera ed in genere tutto ciò che appaga di norma l' uomo in termini - appunto - 'morali'.
Lo 'spirito povero' è dunque quello che - non avendo attaccamenti - è libero di innalzarsi dalla umanità e tendere più liberamente a Dio.
Sono i poveri di spirito, dunque, i veri ricchi.
Rifletto. Finalmente ho capito. Spiegato in maniera chiara.
Il 'distacco' dagli interessi materiali e morali inteso quale mezzo per poter elevare lo spirito verso Dio, la ricchezza - intesa in senso materiale e morale - vista come 'zavorra' che impedisce l' elevazione spirituale.
Ho capito. Non è che il 'ricco' non possa di per sè entrare nel Regno dei Cieli, ma è la zavorra di piombo che si porta dietro quella che, come succede ai 'sub', non lo lascia salire...
Non è la ricchezza in sé, ma l' attaccamento eccessivo alla ricchezza.
A volte basterebbe così poco, mi dico, per far capire certe 'verità'. Ma perchè in chiesa anzichè tante 'prediche' - che magari usano paroloni teologici partendo dal presupposto che siamo tutti delle 'scienze' - non dedicano cinque minuti cinque, ogni volta, ad illustrare con parole semplici un concetto fondamentale sui valori cristiani? Non è che non li insegnino ma talvolta sembrano parole dette senza significato, cioè vuote, come appunto le preghiere 'vuote', quelle che non son dette con il cuore. Se io avessi mai avuto la fortuna di avere qualcuno che mi avesse spiegato la dottrina cristiana - o, se preferite, la sostanza della 'pratica' cristiana - in altra maniera, come ad esempio la illustra il Gesù della Valtorta, beh, mi domando se la mia vita non sarebbe stata diversa.
Certo, dopo aver letto una Valtorta non è facile trovare 'prediche' che ti soddisfino, tranne in certi casi però... ma in questi quello che ti trascina e ti fa gonfiare il cuore non sono tanto i concetti espressi in maniera 'eloquente' quanto la 'fede' che il sacerdote ti dimostra, ti fa percepire e ti trasmette come se fossero onde elettromagnetiche e che ti fa vibrare dentro e ti fa dire 'Caspita, questo ci crede!' E ti senti dentro diverso, con un groppo alla gola, ed anche un poco migliore, e Dio - a quel punto - lo senti veramente Padre...
A proposito di chi ci crede...Ho conosciuto un 'passionista': Ordine di missionari e predicatori, fondato da S. Paolo della Croce. Veste nera con un cuore grande ricamato sul petto...
Mio suocero, anziano, ieri stava molto male. "E' grave - ha detto il medico - niente di particolare ma anche una banale influenza in un fisico debilitato potrebbe essere fatale". Dico a mia moglie: "E se chiamassimo un prete per una 'estrema unzione'?..." (per inciso, oggi si chiama 'unzione degli infermi', si può dare anche ai non gravi e, francamente, 'suona' un po' meglio...).
Mio suocero infatti è molto credente, tutte le volte che può non si perde la messa domenicale e quando gli parli di fare la comunione si rischiara in volto che sembra una lampadina. Lui e lei, marito e moglie, entrambi circa 92enni, 60 anni di felice matrimonio. E' un mesetto circa che li abbiamo convinti - dopo anni di tentativi - a lasciare la 'privacy' della loro casa e a venire ad abitare con noi. Giusto a tempo, perchè lui ha cominciato ad avere qualche problema e lei sembra una amorevole infermiera, anzi una mamma. Se lo coccola come se fosse un figlio. Lui non parla, un' ischemia, ma capisce perfettamente, anche se è sordo..., ma insomma è un sant' uomo. E lei lo sa e dice che ora che lui ha tanto bisogno lei gli vorrebbe poter restituire tutte le tenerezze e i riguardi che lui ha avuto per lei in tutta la vita...
Allora gli dico gridando forte: 'Papà, oggi è Domenica. La vuoi fare la comunione?' E lui con gli occhi e annuendo con la testa:'Sì, sì!'...
'Vado a chiamarti quel Padre passionista, sai quello che predica tanto bene e che ti ha già confessato nella tua chiesa... Elui, radioso: 'Sì, sì...'
Vado alla messa serale, con mia moglie e combinazione trovo proprio lui che dice messa. Bella predica, ci crede, l' ho detto.
Dopo la messa mi avvicino, mi riconosce, anche se non sono un suo parrocchiano, si ricorda perfino il mio nome. '...Il 'nonno' ? Sì che lo ricorda, la festa in chiesa per i suoi sessant' anni di matrimonio... Certo che viene a confessarlo e a comunicarlo, se il nonno gradisce che debba venire lui... quando noi vogliamo, lui viene...Padre, decida lei... no dite voi, io sono al vostro servizio...solo ditelo al vostro parroco... è una questione anche di delicatezza... Padre, non c'è problema..., allora domattina alle nove'.
Alle nove è un piccolo ciclone di allegria quello che entra nella calda cameretta al primo piano con la porta-finestra che dà su un balcone qualche mese fa fragrante di profumi che salivano dal glicine e dai tigli e dal quale si vede ora il viale malinconico dove i primi venti freddi spazzano via le foglie dei tigli che hanno fatto un tappeto. Sembra la loro vita, mi dico. Anzi la nostra di noi tutti, mi correggo. Anche se, devo dire, questi due vegliardi riescono a vivere in una serenità incredibile fatta di affetto e di premure. Che bello invecchiare insieme così, che fortuna, che dono, che esempio...
Il 'padre' si rivolge ai due vecchietti e dice gioioso: 'Adesso facciamo una bella confessione, tutti e due, va bene? Poi una bella comunione con Gesù e poi vi do una benedizione grande grande. Vedrete che bella benedizione, e quante grazie farà scendere su di voi...'
I due erano felici, soprattutto lui meno consapevole del suo stato ma assetato di 'Eucarestia'. Dopo la confessione il 'Padre' mi agguanta e dice: 'Mentre io confesso la nonna tu dì insieme al 'nonno' un 'Pater-Ave-Gloria', e io, un poco imbarazzato, ad alta voce lo recito con lui che mi segue partecipando con gli occhi luminosi. Poi la somministrazione dell' Eucarestia e infine la...'benedizione'. Beh, non avevo mai assistito alla somministrazione di questo specialissimo sacramento, tranne qualche preghiera che avevo sentito mormorare da un sacerdote ad un mio amico, morente, in ospedale... Ma qui... non so, credo che le parole siano, debbano essere uguali per tutti i preti, ma questo le diceva con una potenza, con una partecipazione, con una convinzione, che sembrava di vedere Dio Padre scendere dal Cielo per posare la mano sulla testa dei due nonni...'Ecco, mi son detto, dopo una 'benedizione' così uno può anche morire in pace...'. Spero di essermela presa anch' io che, con mia moglie, facevo capolino dalla porta della stanza...
Tornando a casa, o meglio accompagnando il sacerdote a 'casa' sua - dove lui vive con altri padri passionisti, ottimi predicatori - questi mi spiegava che la sua 'vocazione' era la somministrazione dei sacramenti e della 'Parola'. Anzi, nei casi difficili, se ho ben capito, aveva una triplice arma segreta: Confessione, Eucarestia, Unzione. Con quelle tre cose insieme 'sistemava' tutto. 'Incredibile - diceva - vedere come funzionano...'. Lo diceva e... ci credeva.
Poi nel suo studiolo, dove ha voluto mostrarmi alcuni testi di ascetica e mistica che mi consigliava per i miei studi, mi ha fatto anche vedere da quanto 'studio' nascono le sue 'prediche', perchè - diceva - 'Dio ci ha dato il dono dell' intelletto e noi dobbiamo sforzarci per studiare continuamente...'. Poi lui se le mette sul suo computer, messa per messa, occasione per occasione, e le classifica in una schedario che occupa una ... scaffalatura.
'Però - mi dico - questo è proprio 'organizzato', come un vero 'professionista', un 'professionista della Parola...'
Mi incuriosisco, visto che lui usa il computer come me. E lui mi dice: 'Vedi? E' semplice. Quando voglio uno spunto o fare una riflessione schiaccio il tasto ed esce fuori la 'predica' che avevo già fatto in passato e che poi arricchisco o modifico. Ecco quella che tu hai sentito ieri... Vuoi vedere?...' Clik! ...e dalla stampante esce un foglio, guardo (Marco 10, 46-52: Il cieco Bartimeo), è una 'scaletta' sintetica che il 'padre' si era tenuto evidentemente a mente come traccia. Mi colpisce una frase :
'...Il cieco guarito diventa il modello del vero discepolo, e il miracolo riassume il cambiamento radicale che si opera in colui che è disposto a seguire veramente Gesù. Perchè solo seguendo Gesù fino alla croce, lo si capisce: 'Quando sarò innalzato da terra capirete chi io sono e attirerò tutti a me!'
Già - mi dico - il 'cieco guarito'... il 'cambiamento radicale'...
Ecco qui un altro che mi parla di Croce, e ne sembra convinto. Ma lui è un 'Passionista' e se non è convinto lui...
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Rimango pensieroso al rileggere la storia del ‘passionista’.
Mi aveva proprio detto, parlando dei ‘casi’ spirituali ‘difficili’: ‘Ah, io ho una triplice arma segreta: Confessione – Eucarestia – Unzione. Con queste tre ‘sistemo’ tutto. Incredibile vedere come funziona…!’
Rifletto ancora.
La Luce però mi ha parlato solo di Confessione ed Eucarestia...
Si sarà mica dimenticata l’Estrema Unzione?