(Francesco Alberoni: 'Pubblico & Privato' - Corriere della sera del 9.2.98) 
(M. Valtorta: 'Quaderni 1945/50', dettato dell' 1.5.48, pag. 379 - Centro Edit. Valtortiano)
(M. Valtorta: 'Il Poema dell' Uomo-Dio', Vol. IV, Cap. 119, pagg. 833/835- Centro Ed. Valt.)
(M. Valtorta: 'Libro di Azaria', dettato del 28.4.46, pagg. 80/90 - Centro Edit.Valtortiano)
(G. Landolina: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Capp.  50-53-54-55 - Edizioni segno)

  15. L' esame di coscienza

 

15.1 – Ti insegnerò una nuova grande virtù…l’Ascolto

Oggi è una domenica mattina. Siamo a metà febbraio, tempo splendido, temperatura 14 gradi al sole.
Anche ieri è stata una bellissima giornata. Il mattino, come avevo programmato nella mia 'agenda', avevo fatto un giro di 'shopping' con mia moglie, finalmente contenta di potermi portare a spasso senza fretta.
In effetti quello di 'portarmi a spasso' come un cagnolino non è un  termine del tutto improprio. Infatti lei mi precede e guarda le vetrine, io la seguo e guardo il giornale, cioè lo leggo, me lo leggo proprio sul serio, e bene, camminando.
Se mi osservaste dall' altro lato della strada, mi vedreste camminare come in 'trance', con gli occhi fissi sul giornale, e come se un filo invisibile mi legasse a mia moglie. Lei si ferma, io mi fermo. Lei riparte, io riparto, lei entra a comprare in un negozio ed io mi rilasso e dico: 'finalmente, ora posso leggere in pace'.
Stando di fuori, naturalmente.
Quando cammino leggendo sembro guidato da un 'radar' e schivo i pali della segnaletica stradale, come quelli dei divieti di sosta lungo i marciapiedi, con l' abilità di un pipistrello. Schivate millimetriche, all' ultimo centesimo di secondo, salvo... qualche scontro frontale con il malcapitato di turno che arriva in senso contrario convinto che camminare sul marciapede sia una sicurezza e  lo metta al riparo dagli investimenti.
Ultimamente, però, avendo imparato che bisogna fare un po' di 'ascesi', non leggo più il giornale, cerco di 'gratificarla', la moglie,  e non  la seguo più come se fossi trascinato,  anzi la precedo, così finiamo prima e il giornale me lo leggo dopo, in santa pace.
Dunque - dicevo - ieri ci eravamo alzati presto ed alle nove del mattino eravamo già in giro per compere per cui in tarda mattinata potevo dare inizio alla potatura del frutteto di destra.
Dopo il pranzo e dopo il caffè, 20 minuti di appisolamento in poltrona con un sole tiepido e invitante che passava dalla finestra. Quindi, dalle 14.30 alle 16, potatura alla grande: tre albicocchi, due pruni, quattro peri, mezzo mandorlo.
Per oggi mi rimangono ancora da fare tre susini, quattro meli ed il mezzo mandorlo che non avevo terminato ieri. Noci e ciliegi vanno bene così come sono e per i nocciòli sarà per un' altra volta, perchè sono più di una ventina.
Poi c' è ancora il nespolo ed il pergolato di uva da tavola e infine l’ albero di cachi: è enorme, con gli ultimi cachi ancora appesi ai rami che sembrano bocce arancione di un albero di Natale.
Dovrei fargli una potatura radicale di tipo 'cittadino', cioè 'raparlo a zero, ma la sua chioma è preziosa perchè da maggio/giugno in poi pranziamo sovente all' esterno e siamo soliti dividere la sua ombra con quella del cedro del Libano, a seconda di come tiri il vento.
Comunque, per i prossimi giorni - dalle 13 alle 14 come previsto da programma dell’ Agenda - il lavoro all' aria aperta non mancherà.
A proposito di 'Agenda', dovrei fare qualche ritocco qui è là alla programmazione degli orari per tener conto del cambiamento stagionale incipiente e quindi dell' insorgere di nuovi lavori che comportano più tempo.
Ora che andiamo in primavera, una sola 'ora d' aria' non va bene, specie per uno come me che ha deciso di venire a vivere in campagna, e poi bisogna ampliare i margini di tempo da dedicare a parco, frutteto, orto, vigna perchè questi hanno bisogno di molte cure e manutenzione.
Bisognerà ridurre quindi le ore di lettura e meditazione, diciamo da sette a 5 ore, fino all' autunno, a dopo la vendemmia: perchè altrimenti mi tocca assumere un giardiniere.
La preghiera  non posso ridurla, perchè meno di così non si può: cinque minuti il mattino, cinque la sera prima di dormire, più un cinque decine di rosario - a fatica - alle 16.30 per chiedere alla 'Mamma' la forza di fare l' ascesi e di non mandare tutto a carte quarantotto.
E' passata una settimana da quando ho cominciato a rispettare l' orario 'ascetico' e meno male che Sabato e Domenica sono 'liberi' perchè altrimenti non resisterei.
La lettura e la meditazione mi vengono meglio, anche perchè poi subito dopo, o contemporaneamente, scrivo e scrivere mi piace,  perché per me è come il parlare.
Oggi, dunque, è domenica, che è il giorno del Signore per cui più tardi andrò a messa, ma è anche quello che nell' agenda dell' ascesi era il giorno previsto per ... l' esame di coscienza sulla settimana trascorsa, esame che adesso ho terminato anche se - lo ammetto – ‘qualcosa’ mi dice dentro che il 'risultato' non é brillante.    

Luce:
La mia Pace sia con te, figlio.
Ho da parlarti ancora una volta dell'ascesi.
Giorni fa ti parlai dell' ascesi in modo generale, ora approfondirò questa tematica.
Ti dissi che per 'ascendere' bisogna staccarsi da ciò che sai.
Ma cosa bisogna fare per 'staccarsi'?
Ora ti insegnerò.
Figlio, per staccarsi totalmente e non parzialmente devi innanzitutto abbandonarti completamente alla mia volontà.
Per abbandonarti devi far penetrare nel tuo cuore, e perciò imprimere, la Fede, la Speranza, la Carità.
Tre virtù importantissime perchè ti danno la capacità di divenire nuova creatura, trasformata dallo Spirito mio Santo.

La Fede
Essa ti dà la certezza delle cose soprannaturali e perciò ti fa essere 'portatore' di verità sconosciute, e ti rende capace di 'attuare' e di rendere 'fattibile' ciò che non si conosce ma che esiste davvero. Ti rende - nell'anima vivificata dalla Potenza del mio Spirito - superiore alle bestie e di poco inferiore agli angeli.
La Fede ti dona il possesso dell'eredità promessa e ti rende libero dall'umanità e dal peccato.

La Speranza.
Essa ti dà un dono grande che ti dà la possibilità di avere un posto nel mio Regno.
Un giorno Io, Verità Infinita, dissi:
'Vado a preparavi un posto'.
Questa è la Speranza, cioè è l'aspetto più bello perchè se persevererete, e se persevererai fino alla fine, verrai salvato.
Grazie alla Speranza tu temi Dio, tuo Signore, e aspetti con ansia spirituale il suo Ritorno, che è il Mio: come Re di Giustizia per tutti coloro che compiono il Male, come Re di Misericordia per tutti coloro che mi servono e mi amano.

La Carità.
Essa rappresenta l'amore, innanzitutto per Me, tuo Signore, e poi per i tuoi 'fratelli' e consimili.
La Carità ti fa essere diverso, ti dona la forza di 'donarti' per il mio Regno e per la salvezza delle anime a Me affidate.
La Carità non ammette finzione: perchè chi 'dona' deve 'donare' perchè ha la Fede e la Speranza nel cuore, e non per 'obbligo'.
La Carità tutto 'crede', cioè 'accetta', senza 'giudicare' ogni cosa, non ammette malizia alcuna, guarda con disinteresse ogni cosa, ti dà la capacità di non accumulare nulla per te stesso, ma sempre per il servizio e per l'utilizzo per se stessi: che non significa 'possedere'.
La Carità ti rende libero da compromessi umani e dal Nemico.
La Carità allontana il Nemico perchè ti fa essere servo dei servi, amico degli amici e dei nemici.
Avendoti spiegato la Fede, la Speranza e la Carità, ti insegnerò una nuova grande virtù:
 L' ascolto.
Saper ascoltare è la virtù di molti.
Tu hai un'altra virtù: il saper parlare, ma ciò non basta per ascendere, perchè saprai parlare meglio e di un parlare ben 'condito' se saprai 'ascoltare'.
Innanzitutto impara ad ascoltare con più attenzione quando Io ti parlo, e poi impara ad ascoltare il tuo prossimo e la Creazione tutta.
Ascoltare significa 'far silenzio', totale silenzio: silenzio esteriore e interiore.
Esteriore perchè tutto ti può distrarre, interiore perchè per poter conoscere il Dio interiore devi azzittire l'Io interiore.
Il silenzio placa le contese, ti dà la capacità di divenire più riflessivo, più sensibile, e tu ne hai un esempio in casa tua: la tua compagna.
Saper ascoltare ti dona conoscenza e forza.
Conoscenza perchè apprendi le cose nascoste che vengono rivelate, forza perchè - accumulando conoscenza - acquisti equilibrio e certezza che ti aiutano per vincere il tuo Io, e cioè la tua testardaggine, dando al tuo desiderio interiore la possibilità di servirmi con più 'vita' e convinzione.
Un tizzone per divenire incendio deve essere alimentato.
E cosa l'alimenta se non la Preghiera, l'Eucarestia, la Confessione e l'Amore?
Sei convinto di ciò?
Io, tuo Amore e Maestro, voglio e desidero che tu diventi un vero asceta, perchè divenendolo sarai non solo un asceta ma anche e innanzitutto un mio buon servitore e amico.
Avendo acquisito quest'altra virtù, cominci ad elevarti. Perchè non è buona cosa per  uno strumento chiamato all'ascesi, tentennare e tergiversare, sapendo che i giorni stanno per compiersi.
Staccati, elevati.
Sei un uomo che deve essere ancora lavorato, plasmato, forgiato. Ma per esserlo devi volerlo con tutto il cuore.
Per il momento mi fermo qui. Ma avrai altri insegnamenti.

 

15.2 – Il combattimento spirituale e il ‘Subconscio creativo’

E' tutto un giorno che sto riflettendo su queste parole.
L' ho presa malissimo. Le ho vissute come uno che si sente braccato da un qualcuno che lo voglia ad ogni costo come vittima sacrificale.
Mi spiego meglio e riepilogo:
1. All'inizio (del primo libro) mi era stato detto che dovevo fare apostolato perchè quella era stata la 'missione' data alla mia anima e per tutta una vita me l' ero scordata. Va bene.
2. Anche se nessuno questo me l' ha chiesto, per fare apostolato e scrivere in tranquillità i miei libri avevo capito che avrei dovuto lasciare la mia (remunerata)  attività professionale e l' ho fatto. Va bene.
3. Mi è stato quindi spiegato dalla 'Luce' che scrivendo queste cose e facendo apostolato mi sarei tirato addosso un sacco di critiche perchè è così che succede a chi si fa 'servo' del Signore: però bisognava d' altra parte accettare di  imparare a soffrire e... 'offrire'. Va bene.
4. Poi (all’inizio di questo secondo libro) è arrivata questa richiesta dell'ascesi e del 'distacco' dai valori materiali e morali: 'perchè senza ascesi non si può far bene l'apostolato, però guarda che è 'solo' ascesi laicale'. Va bene.
5. Mi riprogrammo allora il mio 'ritmo' di vita e cerco - con sacrificio - di modificare – oltre che le abitudini psicologiche - anche le mie abitudini alimentari. E' dura, ma va bene.
6. Ora esce invece fuori che non va bene niente. Non basta staccarsi 'parzialmente' (cioè, sottinteso, come lo stavo facendo io) ma, per ascendere, bisogna farlo 'totalmente'.
Ma 'totalmente' non era stato detto che era l'ascesi dei sacerdoti?
Inoltre bisogna abbandonarsi 'completamente' alla 'sua' volontà. E per far ciò bisogna lasciar penetrare nel cuore la Fede, la Speranza e la Carità.
'Ma come - mi son detto - non ce l'ho già tutte e tre'?
'No che non ce l'hai - mi  è parso quasi che la Luce mi abbia risposto - tu hai solo la fede, la speranza e la carità con le iniziali minuscole, mentre quelle maiuscole sono invece dei 'Doni' che io ti vorrei dare ma che tu non lasci penetrare dentro di te perchè non ti abbandoni totalmente'.
Domanda: come si fa ad abbandonarsi 'totalmente'?
E poi se mi 'abbandono', proprio 'totalmente', cosa mi succede?
Ecco sento che mi riesplodono dentro le paure e le ansie.
'Lui' – una volta - mi aveva tranquillizzato dicendo che voleva 'trasformarmi' lasciandomi però quello che ero.
Ma come è possibile?
La Fede... quella va bene: mi sembra anche bello aver 'Fede'.
La Speranza…va bene anche quella: mi sembra bello 'sperare' di salvarsi.
Ma la Carità? Qui la Luce dice che bisogna distaccarsi da tutto quello che uno ha, che non bisogna dargli più valore.
Ma come si fa? Certo ci si può anche sforzare di assumere un atteggiamento più 'filosofico' di distacco verso le cose che si hanno, anche se uno ha lavorato una vita per mettersi da parte quel 'qualcosa'.
Ma come si fa, poi, a considerarle addirittura una 'accumulazione' e a destinarle tutte al 'servizio' conservando per sè solo quello che serve, cioè l'indispensabile? Come si fa? E quello che avanza? E ai figli cosa lascio?
Tutto a quelli del Biafra?
'Loro', in Africa,  con la casa in campagna e io, qui, sotto i ponti?
Poi, devo anche diventare 'servo dei servi': perchè la Carità è questa.
E non è finita qui, perchè - come se tre virtù non bastassero - ce n’è una quarta che mi manca: quella di ‘imparare a star zitto’!
Certo,  lo so anch' io che sono un po' 'invadente', nel senso che agli altri, spesso, non dò molto spazio: do solo la possibilità di dir sì o no, e a volte - dice mia moglie - neanche quella. Ma io non lo faccio per cattiveria, lo faccio sull' onda della foga, e non me ne accorgo neanche.
E dopo aver imparato a star zitto, dovrei anche imparare ad ascoltare: innanzitutto il Signore e poi anche gli altri, facendo stare zitto il mio Io ‘testardo’ per consentire al mio 'desiderio' interiore di servire il Signore con più 'vita' e convinzione.
Che vuol dire?
Ma io il Signore ero convinto di ascoltarlo: leggendo, meditando.
Non è 'colloquio' quello? Oppure anche qui ero solo io quello che parlavo e non lasciavo aprir bocca neanche a Lui?
E come se non bastasse: mi dice che io che sono un 'tizzone', e per 'accendermi' mi devo alimentare con la Preghiera, l' Eucarestia, la Confessione, l' Amore.
Ma tutto questo è per i sacerdoti! Non può essere per  i 'laici'.
Mi sembra di essere trattato come un bambino al quale gli adulti dicono una cosa per volta  per non spaventarlo e cercano poi gradatamente di fargliela accettare senza che praticamente se ne renda conto.
Mi sembra quasi di essere astutamente aggirato e tradito.
E poi - come se non bastasse - se non ci riesco, c' è allora la minaccia - sottintesa - della 'condanna' quando  la Luce dice: '... e se persevererai fino alla fine verrai salvato.'

                                                                          ***

E' passato un secondo giorno e non mi sono ancora rimesso da uno stato di depressione e di violento conflitto interiore.
La voglia di mollare tutto è grande.
Mi dico che questo 'Subconscio creativo' che sembra quasi parli dentro di me la sta facendo proprio grossa, e 'scemo io' che gli vado dietro. Altro che Signore e Signore....
Il Subconscio, non il Signore,  il Subconscio non la Voce della Coscienza.
Sento rumor di sciabole e vedo balenar di lame con la mia testa di destra  che affronta dentro di me quella di sinistra.
Mi sento però come sconfitto, come un soldato che ha deciso di buttar via il fucile e di lasciare il passo al nemico...

Bravo, finalmente hai detto l'unica parola giusta. Scrivila però maiuscola: Nemico, 'lasciare il passo al Nemico...'.
Ma come, proprio tu? L'esperto di 'psicologia'? Non te ne sei accorto? Non eri tu che parlavi proprio di questo quando spiegavi il lamento di Giobbe? E anche il tuo non è un 'lamento'?
Quale 'soldato'! Prefìca sei!
Lascia stare il dizionario, te lo do io il significato:
'Prefica sf., T. stor.: donna, presso i Romani antichi, pagata per piangere e lodare il morto durante il funerale // Fig. chi piange disgrazia, piagnone, piagnoloso.'
Non eri tu che parlavi delle suggestioni del Nemico e di come esso sia abile a presentarti le cose sotto una luce tenebrosa, negativa?
Non ti ricordi più cosa ne hai scritto tu stesso? Te lo faccio vedere io:

'A volte stupisce come la stessa cosa possa essere vista da persone diverse in maniere completamente differenti. E questo non perchè uno ci sia magari coinvolto in prima persona e l' altro no, sarebbe troppo facile. Ma perchè la nostra psicologia risponde a delle modalità di visione individuali, il nostro intelletto si prospetta delle verità, arricchite dalla fantasia, che non sono verità assolute, cioè che non hanno un valore 'oggettivo', cioè sono 'soggettive', sono le verità di quella persona, di più sono le verità che quella persona in quel momento vede, perchè - dopo - le stesse cose si vedono magari in maniera diversa.'

E poi, continuando hai ancora scritto, sempre riferendoti a Giobbe:

L’ultima riflessione che faccio sul brano di Giobbe è infine questa: egli – come tanti di noi senza che neanche ce ne accorgiamo, anche in altre circostanze meno drammatiche della nostra vita – ha probabilmente vissuto - nel momento in cui, disperato,  ha ‘maledetto’ la sua vita - uno dei punti più alti del ‘combattimento spirituale’ fra la sua anima e Satana che presentava alla sua mente quelle perverse suggestioni.
Quella maledizione alla vita che potrebbe infatti sembrare – viste le circostanze  - una innocua e del tutto umanamente comprensibile invocazione alla morte, uno sfogo legittimo, può essergli stata in realtà proposta dall’Altro come una subdola suggestione, un suggerimento surretizio a togliersi la vita, quella  vita dataci da Dio come se fosse la cosa più bella al mondo ma che – atroce ironia della sorte - non valeva la pena di essere vissuta: rifiuto di una Vita che però  appartiene a Dio, rifiuto che sarebbe equivalso al gettare in faccia a Dio la ‘sua’ vita, quella vita che Lui ci ha dato ma dalla quale ci siamo sentiti traditi come se in realtà a tradirci fosse stato Dio stesso.
Ma questa nostra vita terrena è destinata a trasformarsi in vita soprannaturale di vita eterna: vita di figli di Dio, e il privarci della vita, come sopprimere un’ altra vita, significherebbe privare violentemente Dio della vita di un suo figlio, privare un padre, il Padre, di uno dei suoi figli.
Cosa potrebbe Satana desiderare di meglio dall’ uomo, in odio all’ uomo e al Padre?
In un sol colpo l’ uomo - in un momento di disperazione che culmina in un atto di rifiuto e di superbia - si toglie la propria vita, che in realtà non gli appartiene perché è di Dio che l’ ha creata, mentre Dio viene colpito negli affetti più cari.
E se l’ uomo non reagisce, se non vuole reagire, se si rifiuta con il suo libero arbitrio di seguire la voce della coscienza che dal di dentro lo implora  di non farlo, finisce anch’ egli per percorrere il suo cammino fino in fondo: fino in fondo alla tela, alla tela del … Ragno.

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No? Non è così che ti è successo?
Non hai detto poc' anzi che ti sentivi 'tradito' dal Signore? Non stavi per rifiutare, cioè 'rinunciare', cioè gettare in faccia al Signore la Vita soprannaturale che Lui ti vuole dare, quasi contro la tua volontà? Non sentivi la mia voce che ti implorava e che ti diceva 'Chiedi aiuto.... chiedi aiuto....chiedi aiuto!'
E finalmente l' hai chiesto, ti sei inginocchiato - perchè te lo ha detto tua moglie - e lo hai detto finalmente, anche se male, quel Rosario.
Vedi che non è una 'litania'? Vedi che l' aiuto sta arrivando?

Cos' è che ti stai domandando? Chi sono io?
Non sei tu che mi hai chiamato 'Subconscio creativo'?
E allora continua a chiamarmi così!

                                                       

15.3 La Fede è l’occhio soprannaturale

Rimango allibito. Ci sono caduto un' altra volta.
La Luce aveva proprio ragione : devo imparare ad ascoltare la sua Voce e chiudermi invece a quella del mio Io.
Rifletto. A quella del mio 'Io' o del 'Nemico'...? Boh...!

E allora cerco nuovamente di rileggere in positivo - come aveva già cercato di insegnarmi la volta precedente la  mia 'testa di destra' - quello che la Luce voleva farmi capire con i suoi consigli.

Ci rifletto sopra ma mi dico che una delle cose che mi spaventano di più  è sempre quel continuo invito a percorrere la 'via della santità'.
Certo, mi dico che è anche vero che deve essere un 'modo di dire', perchè la santità è una scala formata da milioni di gradini che partono dalla terra per arrivare in cielo, per cui si sa quando si parte ma non se e quando ci si arriva. Se uno si stanca si ferma prima.
No, non bisogna preoccuparsi. Mi pare anzi che la 'Luce' me l' abbia già detto una volta, nell'altro libro, quando mi era scappato che Dio mi spaventava perchè avevo paura che ci volesse tutti santi, tutti disumanamente santi..., e ‘lei’ mi pare avesse risposto di non preoccuparmi di esser perfetto né santo ma di accontentarmi di salire un gradino ogni tanto. O no?!
Andiamo un po’ a controllare…
A proposito mi pare che anche quella volta, come ora, essa poi parlasse di Eucarestia, e poi anche di Fede, Speranza e Carità.

(G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso Perduto’ – Capp. 50,53,54,55 – Ed. Segno)

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50. Ricapitoliamo sull' anima...

 

L' Angelo Custode Azaria dà alla Valtorta (1.5.48) un 'dettato' nel quale le spiega fra l' altro la differenza fra separazione dell' anima dal corpo a causa della morte e separazione momentanea dello 'spirito', rispetto al corpo e all' anima, a causa di un' estasi o di un 'rapimento'. Azaria spiega in particolare che mentre se l' anima, nella sua interezza, lasciasse il corpo sopraggiungerebbe la morte, invece nella contemplazione estatica il corpo non viene lasciato dall' anima nel suo 'complesso' ma -  solo temporaneamente - dalla sua parte migliore, la parte più 'eletta', l'anima dell' anima...

Rimango a pensare su questo discorso delle estasi e dei  'rapimenti'. Non mi ricordo dove ne abbia letto, forse nelle opere di Santa Teresa d'Avila o di San Giovanni della Croce, che di queste 'cose' se ne 'intendevano' parecchio, o forse in qualche punto della enciclopedica opera valtortiana. Ora non so bene spiegare ma quello che avevo letto mi aveva comunque fatto rabbrividire. Come si fa a desiderare un' estasi o un 'rapimento'? Che vita è quella di uno che vive di queste cose? E' disumanizzante! Dio mi spaventa, ci vorrebbe tutti santi, disumanamente santi.
Comunque, mi domando, quando uno allora muore, è perchè è l' anima - la quale '...permea il corpo dell' uomo come l' acqua i pori di una spugna...' -  che decide 'lei' che è arrivato il momento di lasciare il corpo perchè 'sente' che esso è ormai definitivamente messo nell' impossibilità fisica di sopravvivere, e conseguentemente il corpo allora muore per l' uscita dell' anima, oppure è il corpo che  'muore' per conto suo e l' anima deve uscirsene di conseguenza ?
Mah, mi sembra una di quelle domande della serie 'E' nato prima l' uovo o la gallina?'...Penso che non lo sapremo mai, con precisione, se non quando sarà troppo tardi... per apprezzare il senso intellettuale e... umoristico della risposta.
Però, a ripensarci, se con l' estasi il corpo non muore perchè vi è rimasta dentro una parte d' anima, mentre muore se tutta l' anima se ne va, allora è come dire che 'è nata prima la gallina'...
Basta, lasciamo perdere, con quest' anima: fra anima, anima dell' anima, spirito dello spirito, io, subconscio, superconscio, bilici, iceberg, poliedro, faccie del poliedro - non ci capisco più niente. Come dovrei fare a spiegare in sintesi tutte queste cose?

Luce:
Ricapitoliamo:
. L'Anima è un insieme complesso: un poliedro dalle molte sfaccettature, per confermarti una immagine che ti renda più famigliare il concetto.
. Le varie sfaccettature - parlo di quelle che è sufficiente tu ora conosca - sono costituite dall'Io (inteso come "ego" affermatore della propria personalità ), dalla capacità volitiva, da quella intellettiva, dagli "istinti" (chiamiamoli così ...) buoni e cattivi, fra i quali l' Io sceglierà quali seguire con il suo libero arbitrio che è un' altra sfaccettatura.
. L'anima, per questi aspetti, è quella che abbiamo chiamato "anima vitale", perchè è quella che alimenta la vita dell' uomo-animale e degli animali in genere con diversa gradazione a seconda del loro diverso livello intellettivo: intellettivo e non spirituale.
. Ma l' uomo, in più, ha l' anima nell' anima, l' anima nell'anima vitale, cioè lo spirito dell' anima, una quintessenza dell'anima, un germe meraviglioso che è tutto di Dio, che fa differente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi: lo spirito dell' anima che è quello capace di congiungervi con Dio. Capisci?
Ecco, la vostra vita serve a valorizzare questo spirito, a riportarlo - dopo che è stato coperto e soffocato dall' umanità -  al suo splendore originario, perchè solo con lo spirito splendente della luce della Grazia potete intrecciare con Dio colloqui divini in una sinfonia d' amore che è anticipazione del concerto eterno nel quale un giorno, "il giorno", vi perderete beati in un'estasi che non avrà fine.
Ecco perchè ti viene data tanta forza nel leggere: sono tanti doni di grazia per aiutarti a fare crescere nuovamente la tua anima resa rachitica, anchilosata - più ancora: paralitica, quasi morta - dalla troppa umanità.
Non ti preoccupi l' essere perfetto nè santo: non sarai nè l' uno nè l'altro se proprio non lo vuoi.
Accontentati di salire ogni giorno il tuo piccolo gradino, senza pensare al domani e alla cima della scala (chè ciò ti darebbe solo vertigine) e ti ritroverai in cima senza essertene neanche accorto - in cima alla scala celeste che è croce senza esserlo - senza essertene neanche accorto!
E allora mi ringrazierai, perchè finalmente "capirai".

 

53. L' Eucarestia: non c' è limite al Potere e all' Amore di Dio.

Un altro mistero della Dottrina Cristiana, oltre a quello della Trinità, che mi ha lasciato in passato perplesso,  incredulo e quindi 'lontano', è quello dell' Eucarestia. Mi sono sempre detto che non era possibile che lì dentro ci fosse 'Gesù', quella doveva essere evidentemente un simbolo. Come è possibile che Dio, che Gesù, si 'incarni' in un' ostia, per di più nella sua pienezza di sacrificio?
Mi sono detto: 'Gesù l' avrà 'inventata', come simbolo, per aiutare i primi cristiani, aiutarli su di un piano psicologico a sentirsi vicini a Lui. Doveva essere difficile essere cristiani a quei tempi. Oltre tutto si rischiava la pelle. Con l' ostia potevano dunque identificarsi in Lui. Anche adesso, che sto cominciando non so se dire a credere ma almeno a capire, mi devo 'sforzare' per crederci. Mi dico che, anche se non si vede, Gesù deve per forza esserci, ma quando poi - nelle comunioni che ho cominciato da qualche tempo a fare - sento il sapore dell' ostia, mi viene in mente la farina di cui è fatta. Devo, sento che devo, devo credere, ma questa mi sembra la cosa più difficile, più difficile della Trinità (perchè quella è un concetto astratto e posso intellettualmente immaginarmela), più difficile della Risurrezione (perchè vi sono stati un sacco di casi di morte apparente, anche di fachiri che si sono 'autorisuscitati' dopo parecchi giorni che erano stati sepolti), più difficile anche dell' Ascensione (che potrei assimilare ad un fenomeno di 'levitazione' in grande stile).
Sembra quasi che Gesù Cristo ci abbia voluto dare una religione (peraltro in un' epoca di civilizzazione greco-romana piena di fervore di attività intellettuale e quindi non da ignoranti creduloni) che più incredibile non poteva essere, anzi così incredibile – forse -  per mettere a prova la nostra Fede, o meglio la nostra volontà di voler credere...

 

Luce:
Tu che sei un 'razionalista' rifiuti di credere alle cose che non vedi, che non tocchi, che non capisci. E allora fondi la tua vita sulla ragione, e ciò che non corrisponde ai criteri della Ragione lo escludi, di più, lo neghi perchè non coerente al quadro che te ne sei fatto.
Ma guardati intorno. Guarda la natura, e non le cose che ha fabbricato l'uomo. Cosa c' è che è veramente comprensibile alla tua ragione? Forse che capisci il mistero per cui un seme diventa un fiore? Oppure diventa albero? Forse che sapresti riprodurre un filo d' erba? Hai letto della sintesi clorofilliana che è alla base della esistenza del mondo vegetale, quindi indirettamente del mondo animale e della vita stessa dell' uomo. Ma prima di averla 'scoperta', prima di aver scoperto questo 'mistero', forse che essa non esisteva già da centinaia e centinaia di milioni, miliardi di anni? E cosa ne hai capito? Voi uomini ne avete in qualche modo intuito i processi, già di per sè 'miracolosi'. Ma le 'cause' ? La Causa Prima ? L' Intelligenza che l' ha pensata ? Guarda ancora il corpo del più semplice animale. Del più semplice, non del più complesso. E' 'semplice' il bruco verde che si nutre di foglioline, eppure prova 'l' istinto' di mangiare, si nutre, si sviluppa. Ha tutte le sue funzioni necessarie a vivere su questa terra e - quando da crisalide: morte apparente! diventa 'farfalla' - a vivere in cielo: come l' uomo. E la materia? Fino a qualche tempo fa rozza materia inerte. La 'teoria atomica' - Io direi ‘l' ispirazione’ della teoria atomica, chè senza le mie ispirazioni voi uomini sareste rimasti all' Età della Pietra, ma a voi fa piacere, nel vostro orgoglio, pensare che esse siano solo 'merito' vostro - era solo una 'teoria'. Ma quante cose avete potuto scoprire nell' atomo quando la tecnologia ve lo ha permesso. Protoni,  neutroni, elettroni, quarks e tante tante particelle ancora per poi arrivare alla conclusione che questa materia inerte che trovi sotto alla tua mano mentre scrivi il tuo libro è costituita da particelle infinitesimali, chiamiamole 'elettromagnetiche' tanto per intenderci e farci intendere, con carica positiva, negativa  o neutra, legate l' una all' altra da forze di cui si vedono gli effetti, che si possono anche misurare, ma delle quali non riuscite a comprendere le cause, nè l'intelligenza che le ha pensate 'così'  e non 'diverse', chè se fossero appena appena diverse, quell' atomo non esisterebbe come , giustamente, non esisterebbe neanche l' universo che è regolato dallo stesso tipo di forze.
Ma poi? Poi ti senti spiegare dai tuoi 'scienziati' , perchè a loro sì che tu credi, che quella materia 'solida' - composta di molecole (anch'esse aggregate in base a leggi chimiche: le mie leggi), composte a loro volta da atomi, che sono suddivisi in particelle - questa 'materia' di atomi è praticamente 'vuoto' , cioè che l' atomo è quasi 'vuoto', perchè la distanza fra il suo nucleo e l' elettrone più vicino è - relativamente parlando, parlando cioè dell' infinitamente piccolo - una distanza enorme, quasi planetaria. E quando con una 'particella' si 'bombarda' un atomo, è quasi un 'caso' colpirne, in tanto 'vuoto', una sua parte.
Eppure tutto quello che vedi, tutto il vuoto che vedi e che tocchi, è solido, apparentemente 'solido'. E tu credi ai tuoi scienziati. A degli uomini che solo ora riescono ad affacciarsi alla finestra delle prime scoperte importanti di questa Natura.
Ma quando guardi l' Ostia Eucaristica, rotonda, bianca... la osservi pensoso, la guardi in tralice e dici: ' Sarà...! Se lo dice 'Lui', sarà...Chissà... Mah!' E facendo violenza a te stesso, ti avvicini al Sacramento, forzandoti a creder per 'fede', ma Fede non è, non ancora, parendoti impossibile che un Dio si possa nascondere sotto le specie del 'pane', di quello eucaristico, parendoti impossibile che un Dio - amante e misericordioso - vi possa amare fino al punto di sacrificarsi ogni volta nella consacrazione e che lo faccia per misericordia, oltre che per amore, per aiutarvi a possederlo, a permearvi di Sè per rendervi più facile il cammino in questa via ardua che è la vostra vita, in questa via che percorrete come ciechi e che solo con Me in voi potete percorrere certi di essere guidati alla meta.
Ecco, mio piccolo razionalista, cosa puoi dire ai piccoli razionalisti come te.
Non c' è limite al potere di Dio, non c' è limite alla sua Potenza, non c' è limite al suo Amore, non c' è limite alla sua Pietà, e da tutto questo nasce il miracolo dell' Eucarestia, che voi non volete comprendere, che non potete comprendere perchè - così come Dio è per definizione 'infinito' - l'uomo, cosa creata, è nella sua realtà 'finito'. E il 'finito', lo dite voi razionalisti, non può contenere, non può neanche capire l' Infinito, l' infinito Amore di Cristo che fattosi , da Dio, uomo, vissuto da uomo, crocefisso da malfattore, è morto - ma è poi resuscitato per voi, per darvi una testimonianza dell' amore che si deve al vostro prossimo e per darvi la dimostrazione che dalla morte si può risorgere, e che dopo la morte esiste la vita eterna.

                               
54. Fede, Speranza, Carità: tre virtù necessarie all' unione con Dio.

Tempo di vendemmia. Ieri, una giornata splendida di settembre, abbiamo vendemmiato. Armato il mio  trattore cingolato e il suo rimorchio, carico di ceste e cestini, ognuno di noi  vendemmiatori con il suo bravo paio di cesoie da potatura, ci siamo diretti nel vigneto vicino alla nostra casa per raccogliere il frutto di una annata di lavoro. Vigna vecchia, vino buono. Siamo una decina e 'attacchiamo' alle nove del mattino con canti di campagna, di montagna e con abbondanti 'degustazioni' di uva, così, solo per sentire se è 'matura' al punto giusto... naturalmente. Nel pomeriggio, con grande efficienza, si completa il lavoro iniziato e si porta - come suol dirsi - il 'fieno' in cascina, o meglio due carri d' uva in prossimità della cantina di casa.
Stamattina, appena il sole inizia a scaldare, tutti in piedi per l'operazione di pigiatura... meccanica. Oggi infatti non si pigia più, come una volta, con i piedi dentro al tino ma si 'inforcano' i grappoli d' uva nel carro, li si scaricano in una sorta di tramoggia, la 'deraspatrice', dove una vite senza fine - fatta girare da un motore - 'macina' l' uva, scartando il raspo e pompando - attraverso un lungo tubo - gli acini schiacciati ed il succo direttamente giù nella cantina nella grande botte già predisposta dal giorno prima dove il mosto comincerà a fermentare per diventare poi 'vino' dopo aver subito le varie operazioni di travaso. Terminata la pigiatura non senza qualche momento di panico e 'suspence' quando ci accorgiamo che la 'porta' di legno' mal stagnata della botte  perde mosto a volontà, provveduto ad una stuccatura di pronto intervento grazie alla perizia di un amico chiamato d' urgenza, ci ritroviamo finalmente contenti tutti a tavola davanti a tante belle bottiglie di vino doc dell' anno precedente.
E' bella la vendemmia. Si ritrova il gusto di stare e lavorare insieme, e le 'mangiate' all' aperto sono il pretesto per riscoprire il senso dimenticato della comunità agreste, se non della famiglia. Mio fratello, che di solito si fa 500 chilometri d' auto per venire a vendemmiare  da me con la sua brava moglietta svedese, è quest' anno assente 'giustificato', trattenuto a casa da una cucciolata di otto piccoli pastori maremmani che la loro impudente Flicka gli ha scodellato nottetempo nella cuccia impedendogli di venire qui a gustare i piaceri di Bacco ed obbligandolo ad improvvisarsi 'baby sitter'. Pazienza. Lui si è rifatto della scampagnata perduta con lunghe telefonate per farsi relazionare sulla quantità e qualità della 'eccezionale vendemmia' -  perchè così ha detto la televisione e se lo ha detto la TV allora è 'vero' ! - e soprattutto per prenotare un corposo stock di bottiglie per l' anno prossimo, tanto per non perdere il vizio chè il 'pelo' del 'lupo', il mio sessantacinquenne fratellone, l' ha perso ormai da un pezzo, checchè lui ne dica...
C' era dunque questo solo 'neo', la mancanza del fratello e della cognata, a rendere meno completa la gioia della bella giornata.
A tavola, fra una bottiglia e l' altra (perchè dire 'fra un bicchiere e l' altro' non sarebbe verità) si discute di tante cose e per una di quelle 'stranezze' che non saprei come spiegarvi se non imputandolo alle bottiglie di vino  (altrimenti non saprei proprio chiarire come si sia arrivati a discutere  in un 'baccanale' del genere dei 'Re magi' e della stella di Natale che avrebbe loro indicato la strada di Betlemme dove era nato Gesù ) si è parlato alla fine proprio di questo. Forse perchè  fra i commensali vendemmiatori ve n' era uno che sosteneva che i magi erano 'astrologi' e che essi avevano letto nei loro 'libri' che quella era la stella da seguire per trovare il Messia che stava per nascere.
Si apre, provate ad indovinare, una discussione sempre più animata. Chi dice che non era possibile che 'seguissero' fisicamente una stella e che non è pensabile che si potesse trovare una capanna avendo come unico punto di riferimento una stella persa lassù nel cielo, chi diceva che quella dei magi e della stella era una 'storia' poetica, come quella della creazione dell' universo in sei 'giorni', chi invece - come me - tentava una spiegazione di tipo 'razionale' e 'parapsicologico' sostenendo arditamente che i re magi erano probabilmente dei 'sapienti' di quel tempo, esperti in astronomia, soprattutto  saranno stati dei 'sensitivi' e, così come anche oggi taluni di loro 'leggono' nei fondi di caffè o nella sfera di cristallo, avevano - nella loro 'sensitività'  - intuito che 'quella' stella gli avrebbe indicato la strada. Anzi, poichè non era immaginabile che la stella si 'muovesse' per indicargli la strada,  erano stati i tre magi a 'muoversi' dirigendosi verso una qualsiasi stella da loro considerata come quella 'giusta', come se ad esempio avessero seguito la 'rotta' della stella polare. Non era dunque la 'stella' quella che doveva aver loro indicato la posizione esatta della 'stalla' di Gesù ma la loro sensitività che - dopo aver 'utilizzato' la stella - gli aveva fatto anche 'sentire' che quella determinata stalla, uguale a tante altre, era il luogo 'giusto', la meta giusta del loro viaggio. E a quello che ribatteva che la sua interpretazione 'astrologica' doveva averla certamente letta  da qualche parte nella Bibbia, io  rispondevo che con le 'interpretazioni' della Bibbia bisognava andarci piano. Infatti - dicevo - certi episodi interpretati alla lettera (tipo quello relativo ad una battaglia nel corso della quale venne detto al sole di 'fermarsi' per dare  il tempo agli ebrei di sconfiggere l'avversario,  e il sole - narra la Bibbia -   si 'fermò') certi episodi interpretati alla lettera e sostenuti alla lettera sono quelli che poi fanno perdere la 'fede' nella Bibbia, o meglio la capacità di cercar di credere a chi si affacci a questi problemi con una mentalità razionale.
Come si fa infatti  a dire a uno che i magi hanno seguito una stella e sono incappati nella stalla dove era Gesù?
E' necessario - concludevo - una certa 'razionalità' per poter interpretare la 'verità' contenuta negli episodi biblici.
Ora son qui che mi predispongo a scrivere e, guardando fisso lo schermo ronzante del mio personal computer, ripenso assorto a quanto avevo detto, dispiacendomi per aver detto - non so bene perchè - una cretinata.

Luce:
La Verità è qualcosa che non si può sostenere con le solite frasi fatte. La Verità è una Realtà così forte e così particolare che ti porta a dire che sei nell' errore e che hai bisogno di una trasformazione radicale interiore, così da dire che la tua 'verità' è menzogna e che invece la 'Vera Verità' è una Realtà di fatto, e non un frutto di fantasia della tua mente umana e contorta.

Ci rimango un po’ male. Capisco dal 'senso' che è un severo rimprovero, ma non riesco che ad intuire vagamente - a prima lettura - il significato di questa frase 'ermetica'. Mente umana e contorta va bene. Ci volevo giusto io, infatti, per tirar fuori e sopratutto sostenere - complice il vino - quella dei re magi 'sensitivi'...Ma quale è il senso reale di questo che sembra quasi un gioco di parole incomprensibile quasi per farmi capire quanto sia modesta la mia 'intelligenza' ?

Luce:
La 'chiave'di quello che hai scritto è questa: voi uomini dovete cercare la sostanza trascendentale, non quella 'verità' che appaga soltanto la vostra curiosità razionale. Quando ciò avviene è un passo avanti verso la Verità Vera ma non è che l' inizio di un cammino di Fede che vi deve portare all' accettazione completa della mia volontà santificatrice e trasformatrice. Quanto è difficile conoscermi, quanto è facile amarmi. La Verità è 'Realtà' e non si può comprendere con il lume della ragione, così come tu con  l'occhio non puoi penetrare l' intima sostanza della materia. Ogni ragionamento 'umano' è vano, dunque, perchè Dio - che è Verità - non rivela se stesso che a chi ha 'fede'. E' la Fede l' occhio soprannaturale, quello che tu chiameresti 'sincrotone' o acceleratore di particelle nucleari, che ti permette di scrutare dentro l' intima essenza della Realtà che è Dio. Dio non si vede con l' occhio della ragione ma si 'sente' con quello della Fede. E la Fede è un dono che io dò in premio a quelli che veramente mi vogliono. Ma come tutti i doni va conservata e mantenuta viva, se non altro per riconoscenza. Ecco perchè non ti devi affannare a voler cercare, a voler dare ad ogni costo una spiegazione 'razionale' ai problemi dello spirito. Esiste infatti una soglia oltre la quale la 'ragione' non va, oltre la quale c' è il buio o, se preferisci, una 'luce' che abbaglia e non ti consente di vedere.
Spiega pure la mia dottrina in termini razionali ma non dimenticare - tu che la 'scrivi' e i 'tuoi', come te, che la leggono - non dimenticare quella parola 'magica' che si chiama Fede e che è la sola che ti consente, che vi consente, di avvicinarvi - dico avvicinarvi - quanto per ora basta, in maniera 'intuitiva', umanamente intuitiva, a Me che sono Verità.
E' la Verità che salva, è la Fede che vi sostiene, è la Speranza che vi rafforza, è la Carità che porta diritti a Me.
Fede, Speranza e Carità, nel segno della Verità.

Medito un poco su questo insegnamento cercando di coglierne il significato profondo. A proposito di 'fede', ricordo che una sera mi ero trovato a fare una chiaccherata con alcune persone. C’era un sacerdote con noi e l' argomento è caduto, direi quasi ovviamente, sulle tematiche della Fede. Ognuno diceva la sua. Da parte mia avevo appunto detto che la 'fede' era un dono di Dio e, a chi replicava che non era giusto che Dio desse a taluni il dono e ad altri no, io precisavo che - secondo il mio parere -  la fede era sì un 'dono', ma dato a quelli di 'buona volontà', cioè a quelli che manifestavano il desiderio di possederla, a quelli che veramente cercano Dio. Avevo paragonato la 'fede' al palo tutore della vite, al quale ci si deve aggrappare per non cadere, ed era quindi indispensabile per salvarsi... Qui il sacerdote presente mi aveva però garbatamente 'corretto' dicendo che era molto importante, la fede, ma non 'indispensabile' per salvarsi.

Luce:
La  Fede, hai detto, è un 'dono' che viene dato a quelli di buona volontà che cercano Dio.
Hai detto bene,  è un dono che serve a raggiungere meglio l' obbiettivo della salvezza, ma non è un dono assolutamente indispensabile, nel senso che per molti, che 'fede' non hanno, conta la coerenza dei comportamenti nel rispetto delle 'leggi' scritte da Me nel vostro cuore.
Ma, comunque, la fede è un dono importante, che rende tutto più facile. E quindi la responsabilità verso Dio-donatore di chi ha avuto il 'talento' della Fede è ancora più grande e, per giustizia, gliene verrà chiesto conto. Perchè ognuno deve dare in proporzione, almeno, a quello che gli è stato dato.
Ma la Carità, che è Amore, quanto è grande la Carità...! Ma per arrivare all' Amore, cioè alla Carità, bisogna passare attraverso la Speranza perchè non può amare chi non 'spera'  e non può sperare chi non cammina sul solido terreno della Fede che impedisce lo sprofondamento sulle sabbie mobili del Peccato.
Fede, Speranza, Carità: tre virtù necessarie all' unione con Dio.
Chi ha la Fede, e in più la Speranza del proprio Dio, riesce alla fine anche ad 'Amare', cioè a congiungersi con Dio.
Chi non ha 'fede', hai anche detto, non può fare apostolato.
Ma nemmeno chi ha mancanza di Carità, cioè di Amore, può farlo, perchè è vero che l' insegnamento della 'dottrina' senza la trasmissione dell' Amore è trasmissione di parole vuote dette con le labbra ma non con il Cuore. Ma l' Amore non è quello che intendi tu comunemente, umanamente. L' Amore non è 'sentimentalismo' ma impegno fattivo. E come ti dissi una volta: che l' amore a Dio lo mostri non con slanci d'affetto, chè quelli sono 'umanità', ma con il sacrificato rispetto della legge dei dieci comandi, così l' amore verso il prossimo lo mostri - e lo provi - con l' accondiscendere alla missione che ti ho indicato: l' apostolato, per fare la volontà del Padre. Non sentimentalismo, ma fatti. E come la Fede, tu hai detto ai tuoi amici, è il palo che sorregge la vite tesa verso l' alto del Cielo, così la Speranza è il 'palo' che sostiene la Fede e la spinge - con la 'sua' anima - verso l' Amore.
Abbi sempre speranza, non deflettere mai nonostante le possibili, sempre possibili, circostanze della vita. Rimani sempre avvinto al palo della Speranza, perchè finchè avrai Speranza avrai anche la Fede e finchè avrai 'Fede' avrai anche Me.

 

55. Perduta la Fede, ovvero la stessa sgretolata dal razionalismo, l' uomo non riesce più a credere
nell' Onnipotenza di Dio.

 

Sempre a proposito di Fede. Leggo qui un capitolo del Libro di Azaria dove l' Angelo Custode della mistica affronta, per ammaestrarla, il tema della Fede e degli eterni 'perchè' che si pongono coloro che, non avendo fede, vogliono ragionare anche nelle cose dello spirito come si fa per quelle della materia (nonostante le prime attengano alla Sapienza e le seconde alla scienza, le prime siano soprannaturali mentre le seconde sono umane) pretendendo di sviscerare con ragionamenti di ordine scientifico dei fatti che invece appartengono al mondo dello spirito. Ma il 'credente' - dice Azaria - a dispetto di qualsiasi ragionamento che lo voglia capziosamente convincere del contrario, il credente sa che  l' Aldilà esiste, che Dio esiste, e ciò perchè la fede gli dà una 'vista' soprannaturale che gli fa avere questa certezza.

Luce:
Perduta la Fede, oppure avendo avuta la stessa sgretolata dal razionalismo, l' uomo non riesce più a credere nell' Onnipotenza di Dio, nei miracoli, nel cristianesimo, ed allora cade nel materialismo 'sensuale' e 'spirituale'.
Allora l' uomo si stacca da Dio ed inizia la sua discesa.
Ma poichè la Fede è un dono, l' uomo ha sempre la possibilità di chiederla a Dio. E se la chiede con insistenza, con 'buona volontà', Dio esaudisce il suo figlio, lo accontenta, gli dà la Fede e - grazie ad essa - gli consente di ripercorrere il cammino inverso per avvicinarsi a Dio.
Resta così ancora una volta dimostrata l' importanza dell' annuncio angelico a Betlemme: 'Beati gli uomini di Buona Volontà' perchè - grazie alla volontà libera e propria di aver fede - di essi sarà il Regno dei Cieli.

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15.4 Il nuovo Gruppo dirigente

Rimango a leggere e rileggere tutto e a meditare su Eucarestia, Fede, Speranza e Carità per un paio di ore.
Soprattutto, rimango a riflettere su quel rimprovero - che 'Lui' mi ha rivolto come al solito in maniera garbata ed elegante, quasi amichevolmente ironica - sul fatto che per una persona chiamata come me all' ascesi' 'non è buona cosa tentennare e tergiversare, sapendo che i giorni stanno per compiersi...'
Quindi - mi dico - evidentemente 'Lui' vuol dirmi che devo essere più coraggioso e 'radicale' e non usare dei 'pannicelli caldi'. Ma che fare?
E cosa vorrà dire con quel ‘sapendo che i giorni stanno per compiersi’?
I giorni di chi, miei? Oppure i giorni di questi ‘tempi’, come dicono in tanti, per cui bisogna far presto perché stanno per arrivare i ‘nuovi tempi’?
A proposito di non tentennare e non tergiversare.
Mi viene in mente un articolo che avevo letto in prima pagina su un 'Corriere della Sera' della settimana scorsa.
L' ho conservato nel cassetto perchè per me - che leggo un po' tutti i giornali -  gli articoli di Francesco Alberoni  (il famoso 'Psicologo' che scrive una bella rubrica  'Pubblico & Privato' applicando i criteri della 'psicologia' individuale al vivere sociale) costituiscono una vera gratificazione intellettuale.
A me piace lo studio della psicologia e trovo che conoscere i comportamenti della psiche sia affascinante, perchè la 'psiche' siamo 'noi' e, sapendo in anticipo quali sono i nostri 'modelli' di comportamento, possiamo dedurre tutta una serie di conseguenze utili nelle relazioni sociali e nella vita pratica.
Cosa dice dunque l' Alberoni?
E' il 'Corriere' di Lunedi 9 febbraio 1998: a quattro colonne in prima pagina, in fondo a sinistra.

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Spesso dimentichiamo che le cose che ci circondano sono nate da atti di volontà. Un giorno abbiamo deciso di farci la nostra casa. Abbiamo esaminato gli annunci sui giornali, abbiamo discusso, scelto. Poi l' abbiamo arredata. Così abbiamo creato il nostro mondo in cui vivere e ritrovarci. In seguito non lo abbiamo più rinnovato. Certo abbiamo fatto qualche piccolo ritocco, come imbiancare le pareti o cambiare una poltrona logora. Ci siamo cullati nell' abitudine. Così, a poco a poco, la nostra casa, i suoi muri, i suoi mobili sono diventati parte del paesaggio, come la collina che vediamo dalla finestra. Per molto tempo abbiamo continuato a pensare che la casa fosse sempre nuova.
E' strano ma vero. Quando le cose cambiano lentamente non ci accorgiamo della loro trasformazione.
Poi un giorno, con sgomento, ci siamo accorti che l' impianto di riscaldamento era diventato un ferrovecchio, che il tetto andava rifatto e che l' arredamento era in condizioni penose. E che non avevamo pensato a mettere via il denaro necessario.
Molti si comportano nello stesso modo anche nella propria impresa o nell' organizzazione che dirigono. Vorrebbero che continuasse ad andare avanti con gli stessi prodotti, con gli stessi metodi e la stessa gente, cioè come prima.
Invece le cose continuano ad esistere solo se vengono ricreate.
Restare sul mercato vuol dire interrogarsi spesso sull' efficacia del prodotto, sui metodi produttivi, sulla distribuzione, sui dirigenti, su noi stessi.
Un processo analogo avviene negli uffici pubblici, nel sistema legislativo, nella politica. Siamo immersi in migliaia di leggi interconnesse, dimenticate, riprese, modificate che costituiscono un groviglio inestricabile di legittimità, abitudini e privilegi, che evolve lentamente come un magma vulcanico. Una società, una qualsiasi società, funziona perchè il novanta per cento delle cose si sono sempre fatte in quel modo e tutti continuano a farle.
Mentre le istituzioni invecchiano e si irrigidiscono, nuove forze premono dal profondo per scardinarle. Così il cambiamento arriva improvviso, traumatico. Pensiamo al nostro Paese. Erano avvenute profonde modificazioni e, nel 1992, un gruppo di magistrati ha incominciato ad applicare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti. La legge esisteva già, ma veniva ignorata. Le persone arrestate protestavano: 'Ma come, si è sempre fatto così, lo fanno tutti!'. Ed era perfettamente vero, lo facevano tutti e nessuno era mai stato punito. Solo un potere nuovo viola la tradizione. Che il Governo Prodi sia un nuovo del potere lo si vede dalla capacità di annullare, con un decreto, i diritti acquisiti dei commercianti, o quelli dell'Automobile Club di riscuotere le tasse automobilistiche.
Concludendo, di solito per mutare rotta occorrono un trauma o l'arrivo di un nuovo gruppo dirigente. In politica con la rivoluzione o con le elezioni, nelle imprese con la nomina di un nuovo amministratore delegato, oppure con la vendita, o con la fusione con un' altra impresa.
I nuovi arrivati non hanno legami con il passato e non esitano a distruggere per ricostruire. E' molto molto più difficile farlo con noi stessi, rinnovandoci o rinnovando ciò che ci circonda.
Per riuscirci dobbiamo imparare ad agire come gli imprenditori di genio che sanno gettarsi a corpo morto in una impresa senza però mai perdere il senso critico. Che sono capaci di una creazione continua.

Ecco, me ne rimango a riflettere sull'Alberoni.
Ve lo dicevo che - a parte la politica - dice sempre, in psicologia, delle grandi verità.
Applichiamolo al mio caso particolare.
La 'mia' realtà spirituale era come una 'impresa' sclerotizzata nel tran-tran quotidiano, vivevo di rendita finchè ho pensato che andasse rinnovata per non soccombere.
Allora ho fatto come dice l’ Alberoni: un atto di volontà per cambiare.
Mi sono documentato, insomma ho cercato di leggere cosa dovessi fare per 'rinnovarmi'.
Mi è capitata la Valtorta e lascio a voi immaginare il resto.
Insomma è arrivato un nuovo gruppo dirigente che adesso vuole cambiare proprio tutto, pena l' estromissione dal mercato.
La testa di destra (quella ‘saggia’, che avete già conosciuto) ha strappato di mano il volante a quella di sinistra e, ora, a 'spadroneggiare' è lei.
Leiche alza la voce, lei che sale in cattedra e ti dà lezioni:
'Ma come, non ti ricordi quello che tu stesso avevi scritto? Guarda cosa hai scritto di qua, guarda cosa hai scritto di là'.
 E' 'lei' che ti bacchetta.
Visto come mi ha maltrattato prima? E poi mi ha anche sbattuto la porta in faccia - proprio quando stavo per chiederle la cosa più importante – bruciandomi la domanda sul tempo:
‘Cos’è che ti stai domandando? Chi sono io? Non sei tu che mi hai chiamato ‘Subconscio creativo’? E allora continua a chiamarmi così!’
s b a m!!!
Ma 'Lei', se non è il 'Subconscio creativo', 'Lei',chi è?