72. La vita di Maria è stata anch'essa una vita di tribolazione...

 

ieri – dopo tanti anni che non la vedevo – è venuta a trovarmi un’amica di vecchia data.
Riandando indietro nei ricordi del passato ella – forse in un momento di debolezza, di verità o di sconforto – mi ha confidato pene e delusioni.
Mi ha colpito – in quel momento almeno - il suo tormento interiore, il suo senso palpabile di infelicità,   e mi sono chiesto quante volte l'uomo è costretto a recitare una commedia mentre sotto la maschera del sorriso si cela il dolore.
Certo, fortunatamente il nostro subconscio 'rimuove'  i ricordi più spiacevoli ma questi talvolta, quando non ne possono più o perchè qualche circostanza li smuove, vengono a galla e si presentano davanti al nostro occhio mentale come per ricordarci che 'loro' sono sempre lì.
Nella crisi della mia amica, crisi esistenziale, c'era però ancora il senso profondo di Dio al quale lei si voleva aggrappare disperatamente anche se se ne riteneva 'indegna'.
Bello questo sentimento, mi sono detto. E chi è che, di norma, si sente 'indegno' di Dio?
Mi sono detto che probabilmente lei - con tutti i suoi problemi e,  perchè no? con qualche senso di colpa (e chi non ha sensi di colpa per qualcosa che non avrebbe dovuto essere fatto come è stato fatto o per qualcosa che non è stato fatto del tutto?) - lei probabilmente era molto più 'degna' di Dio di quanto non avrebbe mai sospettato.
Lei, la mia amica, viveva un senso profondo di abbandono da parte di Dio e ciononostante mi aveva confessato che Dio era  ancora la sua unica àncora.
Sembrava aver fiducia in me ed aspettarsi la parola giusta ed io non mi sono mai sentito così imbarazzato ed inadeguato, incapace di darle quel conforto di cui lei, in quel particolare momento, aveva bisogno.
Bell'apostolo, mi son detto, se mai dovessi farlo. Più che di un amico lei avrebbe avuto bisogno di un confessore, anzi di un maestro di spirito.
Ci sono dei momenti, nella vita, in cui anche il peccatore più incallito prova il bisogno di un conforto spirituale e magari lo cerchi, ti infili di soppiatto in una chiesa guardandoti intorno per vedere se qualcuno che conosci ti vede, adocchi un confessionale libero con un prete dentro libero anche lui, ti ci infili  e - come mi è successo - dici :'Padre vorrei un po' parlare con lei, vorrei confessarmi...' .
'Figliolo - mi rispose paternamente - sei capitato in un brutto momento, prima ho dovuto lavare i pavimenti ora mi devo sbrigare perchè fra poco c' è la messa. Facciamo una cosa veloce e se mai ritorni un' altra volta...'.
Ecco, il poverino avrà avuto settantanni, nessun dubbio che dicesse la verità, e chissà quanti vorrebbero attaccargli dei 'bottoni' in confessionale ma quel 'ritorni un' altra volta' per taluni può significare dieci anni o... mai più.
Nel mio caso, fra una confessione e l'altra sono passati trent'anni. Una con il primo matrimonio e la successiva, rimasto  vedovo, per il secondo. Ed anche in questi casi mai nessuno che mi avesse spiegato l' importanza di un sacramento come quello della confessione - dove c'è il sacerdote ma è Cristo che ti ascolta e ti assolve purificandoti - e mai nessuno che avesse ritenuto, in solo piccoli cinque minuti, spiegarmi il senso religioso del matrimonio.
Certo alla mia età, almeno la seconda volta, avrei dovuto saperlo. Fatto sta che, più che un Sacramento credo di aver considerato il matrimonio una 'cerimonia', come del resto molti considerano tale la messa anzichè il 'Sacrificio' di Cristo che per noi si rinnova...
Metto però qui un freno ai miei pensieri che galoppano. Ero partito dalla mia amica che aveva bisogno di un confessore e mi rendo conto quasi quasi che ne ho bisogno io...
La mia amica, comunque, non sono stato capace di aiutarla. Ora lei è ripartita e io vorrei tanto scriverle una lettera personale, ma con quali parole?

Luce:
Le puoi scrivere così:
La vita di Maria è stata anch' essa una vita di tribolazione.
Votata al Tempio, offerta dai genitori a Dio, visse nel Tempio finchè, come narrano le visioni dei miei Santi ai quali Io mi rivelo, essa fu prescelta come sposa di Giuseppe.
Giuseppe era un casto, votato di suo alla castità, e trovò confacente alle sue intime aspirazioni il desiderio confessatogli subito da Maria di voler rimanere vergine. Ed accettò di prenderla in sposa mantenendo con lei la castità del matrimonio.
La castità del matrimonio che Io desidero dai figli miei, che votati non sono al Sacerdozio, è quella dei sentimenti, che devono essere puri, di donazione reciproca.
Serena fu la vita di Maria fino al momento del 'Sì', dato all' Angelo annunciatore. Ma da quel momento, da quando lo Spirito di Sapienza si fuse a Lei generando il Figlio, la Grazia, Ella fu ripiena di Sapienza, e 'seppe'. Seppe di quale sorte doveva morire, seppe che avrebbe allevato un figlio che, come dicevano anche i profeti, sarebbe stato redentore morendo di morte atroce.
Tutta la sua vita fu un tribolo, ogni ora veniva vissuta nell' aspettativa del triste momento della perdita del Figlio suo. Questo pensiero avvelenò ogni sua gioia. La nascita nella povertà della grotta, la fuga, gli stenti, il ritorno a Nazareth, una vita modesta, vissuta dei proventi del lavoro santo del Falegname, la perdita del marito che, più che sposo, era padre e fratello, la perdita del sostegno, l' affanno di doversi preoccupare della vita umana di un Dio che aveva scelto la debolezza della natura umana per farsi Uomo-Dio, come tale vulnerabile alle insidie dell' uomo. E poi, premio finale del suo 'Sì', la Croce.
Vedere suo figlio in croce, le mani trafitte dal chiodo e dai colpi violenti, i piedi trafitti, appeso pendente alla Croce, come le ali larghe di una farfalla, di una meravigliosa farfalla piena dei colori di Dio e che morendo benedice. E Maria era sotto quella croce, vedeva il Sangue di suo figlio, vedeva gli spasimi atroci dell' uomo che soffriva nella carne e che continuava ad amare gli uomini come solo un Dio può fare.
E, prossimo il momento dell' ultimo respiro, quando Maria poteva pensare che la sua Croce ormai era al termine, giunse l'affidamento di un'altra maternità, di un' altra croce, quella dell'Umanità che attraverso l'altro suo ‘figlio’, Giovanni, le veniva affidata.
E Maria SS., pur nella beatitudine dei Cieli, continua a soffrire anche adesso per te, per le tue pene, per le pene di tutti gli uomini.
Rivolgiti a Lei che è Madre delle pene, e vedrai che Lei te le laverà con il suo pianto e si trasformeranno in dolcezze.
Aggrappati alla tua croce, ogni uomo ha la sua, e una croce non è migliore dell'altra.
Aggrappati alla tua croce e caricatela sulle spalle salendo la salita del Calvario, sali guardando lassù Maria ai piedi della Croce santissima, sali guardando Lei, Maestra della Croce, ed abbi fiducia in Me, che continuo anch'io ad essere in Croce ma non faccio mancare i conforti a chi la croce l'accetta.
Ascolta, o anima, la mia parola. Abbandonati fiduciosa, non cercarti altre croci che Io non voglio per te.
Riposa serena nel mio amore e vedrai che la Misericordia del Padre ti soccorrerà e ti farà volare.