(M. Valtorta: 'Il Poema dell' Uomo-Dio', Vol. IV, Cap. 119, pagg. 833/835)
- Centro Editoriale Valtortiano -

54. Fede, Speranza, Carità: tre virtù necessarie all'unione con Dio.

 

Tempo di vendemmia.
Ieri, una giornata splendida di settembre, abbiamo vendemmiato.
Armato il mio  trattore cingolato e il suo rimorchio, carico di ceste e cestini, ognuno di noi  vendemmiatori con il suo bravo paio di cesoie da potatura, ci siamo diretti nel vigneto vicino alla nostra casa per raccogliere il frutto di una annata di lavoro.
Vigna vecchia, vino buono. Siamo una decina e 'attacchiamo' alle nove del mattino con canti di campagna, di montagna e con abbondanti 'degustazioni' di uva, così, solo per sentire se è 'matura' al punto giusto... naturalmente. Nel pomeriggio, con grande efficienza, si completa il lavoro iniziato e si porta - come suol dirsi - il 'fieno' in cascina, o meglio due carri d'uva in prossimità della cantina di casa.
Stamattina, appena il sole inizia a scaldare, tutti in piedi per l'operazione di pigiatura... meccanica. Oggi infatti non si pigia più, come una volta, con i piedi dentro al tino ma si 'inforcano' i grappoli d' uva nel carro, li si scaricano in una sorta di tramoggia, la 'deraspatrice', dove una vite senza fine - fatta girare da un motore- 'macina' l' uva, scartando il raspo e pompando - attraverso un lungo tubo - gli acini schiacciati ed il succo direttamente giù nella cantina nella grande botte già predisposta dal giorno prima dove il mosto comincerà a fermentare per diventare poi 'vino' dopo aver subito le varie operazioni di travaso.
Terminata la pigiatura - non senza qualche momento di panico e 'suspence' quando ci accorgiamo che la 'porta' di legno' mal stagnata della botte  perde mosto a volontà – e provveduto ad una stuccatura di pronto intervento grazie alla perizia di un amico chiamato d' urgenza, ci ritroviamo finalmente contenti tutti a tavola davanti a tante belle bottiglie di vino doc dell' anno precedente.
E' bella la vendemmia. Si ritrova il gusto di stare e lavorare insieme, e le 'mangiate' all' aperto sono il pretesto per riscoprire il senso dimenticato della comunità agreste, se non della famiglia.
Mio fratello, che di solito si fa 500 chilometri d'auto per venire a vendemmiare  da me con la sua brava moglietta svedese, è quest' anno assente 'giustificato', trattenuto a casa da una cucciolata di otto piccoli pastori maremmani che la loro impudente Flicka gli ha scodellato nottetempo nella cuccia impedendogli di venire qui a gustare i piaceri di Bacco ed obbligandolo ad improvvisarsi 'baby sitter'.
Pazienza. Lui si è rifatto della scampagnata perduta con lunghe telefonate per farsi relazionare sulla quantità e qualità della ‘eccezionale vendemmia’ -  perchè così ha detto la televisione e se lo ha detto la TV allora è 'vero' ! - e soprattutto per prenotare un corposo stock di bottiglie per l'anno prossimo, tanto per non perdere il vizio chè il 'pelo' del lupo, il mio sessantacinquenne fratellone, l'ha perso ormai da un pezzo, checchè lui ne dica...
C'era dunque questo solo 'neo', la mancanza del fratello e della cognata, a rendere meno completa la gioia della bella giornata.
A tavola, fra una bottiglia e l'altra (perchè dire 'fra un bicchiere e l' altro' non sarebbe verità) si discute di tante cose e per una di quelle 'stranezze' che non saprei come spiegarvi se non imputandolo alle bottiglie di vino (altrimenti non saprei proprio chiarire come si sia arrivati a discutere  in un 'baccanale' del genere dei 'Re magi' e della stella di Natale che avrebbe loro indicato la strada di Betlemme dove era nato Gesù ) si è parlato alla fine proprio di questo. Forse perchè  fra i commensali vendemmiatori ve n'era uno che sosteneva che i magi erano 'astrologi' e che essi avevano letto nei loro 'libri' che quella era la stella da seguire per trovare il Messia che stava per nascere.
Si apre, provate ad indovinare, una discussione sempre più animata.
Chi dice che non era possibile che 'seguissero' fisicamente una stella e che non è pensabile che si potesse trovare una capanna avendo come unico punto di riferimento una stella persa lassù nel cielo, chi diceva che quella dei magi e della stella era una 'storia' poetica, come quella della creazione dell' universo in sei 'giorni', chi invece - come me - tentava una spiegazione di tipo 'razionale' e 'parapsicologico' sostenendo arditamente che i re magi erano probabilmente dei 'sapienti' di quel tempo, esperti in astronomia, sopratutto  saranno stati dei 'sensitivi' e , così come anche oggi taluni di loro 'leggono' nei fondi di caffè o nella sfera di cristallo, essi avevano - nella loro 'sensitività'  - intuito che 'quella' stella gli avrebbe indicato la strada.
Anzi, poichè non era immaginabile che la stella si 'muovesse' per indicargli la strada,  erano stati i tre magi a 'muoversi' dirigendosi verso una qualsiasi stella da loro considerata come quella 'giusta', come se ad esempio avessero seguito la 'rotta' della stella polare.
Non era dunque la 'stella' quella che doveva aver loro indicato la posizione esatta della 'stalla' di Gesù ma la loro sensitività che - dopo aver 'utilizzato' la stella - gli aveva fatto anche 'sentire' che quella determinata stalla, uguale a tante altre, era il luogo 'giusto', la meta giusta del loro viaggio.
E a quello che ribatteva che la sua interpretazione 'astrologica' doveva averla certamente letta  da qualche parte nella Bibbia, io  rispondevo che con le 'interpretazioni' della Bibbia bisognava andarci piano.
Infatti - dicevo - certi episodi interpretati alla lettera ( tipo quello relativo ad una battaglia nel corso della quale venne detto al sole di 'fermarsi' per dare  il tempo agli ebrei di sconfiggere l'avversario,  e il sole - narra la Bibbia - si 'fermò'), certi episodi interpretati alla lettera e sostenuti alla lettera sono quelli che poi fanno perdere la 'fede' nella Bibbia, o meglio la capacità di cercar di credere a chi si affacci a questi problemi con una mentalità razionale.
Come si fa infatti  a dire a uno che i magi hanno seguito una stella e sono incappati nella stalla dove era Gesù?
E' necessario - concludevo - una certa 'razionalità' per poter interpretare la 'verità' contenuta negli episodi biblici.
Ora son qui che mi predispongo a scrivere e guardando fisso lo schermo ronzante del mio personal computer, ripenso assorto a quanto avevo detto, dispiacendomi per aver detto - non so bene perchè - una cretinata.

Luce:
La Verità è qualcosa che non si può sostenere con le solite frasi fatte. La Verità è una Realtà così forte e così particolare che ti porta a dire che sei nell'errore e che hai bisogno di una trasformazione radicale interiore, così da dire che la tua 'verità' è menzogna e che invece la 'Vera Verità' è una Realtà di fatto, e non un frutto di fantasia della tua mente umana e contorta.

Ci rimango un pò male. Capisco che è un severo rimprovero, ma non riesco che ad intuire vagamente - a prima lettura - il significato di questa frase 'ermetica'.
Mente umana e contorta va bene. Ci volevo giusto io, infatti, per tirar fuori e sopratutto sostenere - complice il vino - quella dei re magi 'sensitivi'...
Ma quale è il senso reale di questo che sembra quasi un gioco di parole incomprensibile quasi per farmi capire quanto sia modesta la mia 'intelligenza' ?

Luce:
La 'chiave'di quello che hai scritto è questa: voi uomini dovete cercare la sostanza trascendentale, non quella 'verità' che appaga soltanto la vostra curiosità razionale. Quando ciò avviene è un passo avanti verso la Verità Vera ma non è che l' inizio di un cammino di Fede che vi deve portare all'accettazione completa della mia volontà santificatrice e trasformatrice. Quanto è difficile conoscermi, quanto è facile amarmi. La Verità è 'Realtà' e non si può comprendere con il lume della ragione, così come tu con  l'occhio non puoi penetrare l'intima sostanza della materia. Ogni ragionamento 'umano' è vano, dunque, perchè Dio - che è Verità - non rivela se stesso che a chi ha 'fede. E' la Fede l'occhio soprannaturale, quello che tu chiameresti 'sincrotone' o acceleratore di particelle nucleari, che ti permette di scrutare dentro l'intima essenza della Realtà che è Dio. Dio non si vede con l'occhio della ragione ma si 'sente' con quello della Fede. E la Fede è un dono che io do in premio a quelli che veramente mi vogliono. Ma come tutti i doni va conservata e mantenuta viva, se non altro per riconoscenza.
Ecco perchè non ti devi affannare a voler cercare, a voler dare ad ogni costo una spiegazione 'razionale' ai problemi dello spirito.
Esiste infatti una soglia oltre la quale la 'ragione' non va, oltre la quale c'è il buio o, se preferisci, una 'luce' che abbaglia e non ti consente di vedere.
Spiega pure la mia dottrina in termini razionali ma non dimenticare - tu che la 'scrivi' e i 'tuoi', come te, che la leggono - non dimenticare quella parola 'magica' che si chiama Fede e che è la sola che ti consente, che vi consente, di avvicinarvi - dico avvicinarvi - quanto per ora basta, in maniera 'intuitiva', umanamente intuitiva, a Me che sono Verità.
E' la Verità che salva, è la Fede che vi sostiene, è la Speranza che vi rafforza, è la Carità che porta diritti a Me. Fede, Speranza e Carità, nel segno della Verità.

Medito un poco su questo insegnamento cercando di coglierne il significato profondo.
A proposito di 'fede’, ricordo che una sera mi ero trovato a fare una chiaccherata con alcune persone.
C'era un sacerdote con noi e l' argomento è caduto, direi quasi ovviamente, sulle tematiche della Fede. Ognuno diceva la sua. Da parte mia avevo appunto detto che la 'fede' era un dono di Dio e, a chi replicava che non era giusto che Dio desse a taluni il dono e ad altri no, io precisavo che - secondo il mio parere -  la fede era sì un 'dono', ma dato a quelli di 'buona volontà', cioè a quelli che manifestavano il desiderio di possederla, a quelli che veramente cercano Dio.
Avevo paragonato la 'fede' al palo tutore della vite, al quale ci si deve aggrappare per non cadere, ed era quindi indispensabile per salvarsi...
Qui il sacerdote presente mi aveva però garbatamente 'corretto' dicendo che era molto importante per salvarsi, la fede, ma non 'indispensabile'.

Luce:
La  Fede, hai detto, è un 'dono' che viene dato a quelli di buona volontà che cercano Dio.
Hai detto bene,  è un dono che serve a raggiungere meglio l'obbiettivo della salvezza, ma non è un dono assolutamente indispensabile, nel senso che per molti, che 'fede' non hanno, conta la coerenza dei comportamenti nel rispetto delle 'leggi' scritte da Me nel vostro cuore.
Ma , comunque, la fede è un dono importante, che rende tutto più facile. E quindi la responsabilità verso Dio-donatore di chi ha avuto il 'talento' della Fede è ancora più grande e, per giustizia, gliene verrà chiesto conto. Perchè ognuno deve dare in proporzione, almeno, a quello che gli è stato dato.
Ma la Carità, che è Amore, quanto è grande la Carità...! Ma per arrivare all' Amore, cioè alla Carità, bisogna passare attraverso la Speranza perchè non può amare chi non 'spera'  e non può sperare chi non cammina sul solido terreno della Fede che impedisce lo sprofondamento sulle sabbie mobili del Peccato.
Fede, Speranza, Carità: tre virtù necessarie all' unione con Dio.
Chi ha la Fede, e in più la Speranza del proprio Dio, riesce alla fine anche ad 'Amare', cioè a congiungersi con Dio.
Chi non ha ‘fede’, hai anche detto, non può fare apostolato.
Ma nemmeno chi ha mancanza di Carità, cioè di Amore, può farlo, perchè è vero che l' insegnamento della 'dottrina' senza la trasmissione dell' Amore è trasmissione di parole vuote dette con le labbra ma non con il Cuore. Ma l' Amore non è quello che intendi tu comunemente, umanamente. L'Amore non è 'sentimentalismo' ma impegno fattivo. E come ti dissi una volta: che l' amore a Dio lo mostri non con slanci d' affetto, chè quelli sono 'umanità', ma con il sacrificato rispetto della legge dei dieci comandi, così l' amore verso il prossimo lo mostri - e lo provi - con l' accondiscendere alla missione che ti ho indicato: l' apostolato, per fare la volontà del Padre. Non sentimentalismo, ma fatti. E come la Fede, tu hai detto ai tuoi amici, è il palo che sorregge la vite tesa verso l' alto del Cielo, così la Speranza è il 'palo' che sostiene la Fede e la spinge - con la 'sua' anima - verso l' Amore.
Abbi sempre speranza, non deflettere mai nonostante le possibili, sempre possibili, circostanze della vita. Rimani sempre avvinto al palo della Speranza, perchè finchè avrai Speranza avrai anche la Fede e finchè avrai fede avrai anche Me.