124. L'accettazione della sofferenza non è 'semplice' accettazione,
ma una ulteriore sofferenza perchè dire alla 'carne morale' di accettare è doppio atto di 'violenza'...
Rimugino un pochino su quanto ho appreso.
Cos' è esattamente che aveva detto?
Torno indietro : '...la vita dell' uomo è una serie ininterrotta di piccole e grandi 'croci'. 'Amare la Croce' significa accettarle per quello che sono... Non è Dio che le manda...'
'Beh - mi dico - tutto sommato...
Se uno proprio non se le va a cercare...
Se non è Dio che le manda, le croci, ma sono invece le 'normali' circostanze di una vita 'normale' per cui le croci ci sarebbero 'comunque', se dunque - continuo io nel mio ragionamento - il 'segreto' è quello di 'accettare' quello che 'comunque' dovrebbe arrivare, beh - mi dico - allora tutto sommato si può anche 'accettare'. Si può anche 'offrire'...Allora va bene...!
Sento però che il mio 'ragionamento' non 'quadra' in qualcosa. Non capisco cosa...
Luce:
L'accettazione della sofferenza non è 'semplice' accettazione, ma una ulteriore 'sofferenza' perchè dire alla 'carne morale' di 'accettare' è un doppio atto di 'violenza'.
La 'carne' soffre infatti due volte: quando urla 'no' e quando le si impone di accettare il suo 'no'.
Quindi l' accettazione è una sublimazione della sofferenza: bisogna chiedere questo Dono a Dio.
L' accettazione, in sè e per sè, non è un sollievo, un modo di uscire dal dolore, ma un 'raffinamento' dello stesso. E' per questo che l' accettazione avvicina di più a Dio. Significa infatti sottomettere il dolore morale allo spirito, il dolore della 'carne' allo spirito.
E la 'carne' - che con il dolore urla, con il dolore si ribella e però si sfoga e in qualche modo si 'libera' - con l'accettazione viene ulteriormente mortificata.
Per questo l'accettazione è 'offerta' a Dio. Capisci?