(M.Valtorta: 'Il Poema dell' Uomo-Dio', Vol. III, Cap. 30, pagg. 175/177)
- Centro Editoriale Valtortiano -
115. Beati i poveri di spirito.
Un' altra delle cose che mi hanno sempre poco convinto della dottrina cristiana è quella certa mentalità 'pauperistica' del tipo 'Beati i poveri di spirito...', oppure 'E' più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno dei Cieli...'
A dir la verità quella dei 'poveri di spirito' non l'ho mai capita bene nel suo significato. Cosa vuol dire essere poveri 'di spirito'? Ma neanche quella dei 'ricchi' che non possono entrare nel Regno dei Cieli....
Luce:
Il 'povero di spirito' è colui che è 'povero' perchè non possiede attaccamento ai beni materiali e morali.
Il bene materiale in senso lato si può identificare nell'oro, dove per 'oro' si intende qualunque cosa materiale che abbia valore per l'uomo.
Per bene morale si possono intendere gli 'affetti', anche questi intesi in senso lato, cioè tutte quelle forme di attaccamento a cose non materiali ma ciònondimeno non meno importanti, come attaccamento ai parenti, amici, interessi intellettuali, carriera ed in genere tutto ciò che appaga di norma l'uomo in termini - appunto - 'morali'.
Lo 'spirito povero' è dunque quello che - non avendo attaccamenti - è libero di innalzarsi dalla umanità e tendere più liberamente a Dio.
Sono i poveri di spirito, dunque, i veri ricchi.
Rifletto. Finalmente ho capito. Spiegato in maniera chiara.
Il 'distacco' dagli interessi materiali e morali inteso quale mezzo per poter elevare lo spirito verso Dio, la ricchezza - intesa in senso materiale e morale - vista come 'zavorra' che impedisce l' elevazione spirituale. Ho capito. Non è che il 'ricco' non possa di per sè entrare nel Regno dei Cieli, ma è la zavorra di piombo che si porta dietro quella che, come succede ai 'sub', non lo lascia salire... Non è la ricchezza in sè ma l' attaccamento eccessivo alla ricchezza.
A volte basterebbe così poco, mi dico, per far capire certe 'verità'.
Ma perchè in chiesa anzichè tante 'prediche' - che magari usano paroloni teologici partendo dal presupposto che siamo tutti delle 'scienze' - non dedicano cinque minuti cinque, ogni volta, ad illustrare con parole semplici un concetto fondamentale sui valori cristiani?
Non è che non li insegnino ma talvolta sembrano parole dette senza significato, cioè vuote, come appunto le preghiere 'vuote', quelle che non son dette con il cuore.
Se io avessi mai avuto la fortuna di avere qualcuno che mi avesse spiegato la dottrina cristiana - o, se preferite, la sostanza della 'pratica' cristiana - in altra maniera, come ad esempio la illustra il Gesù della Valtorta, beh, mi domando se la mia vita non sarebbe stata diversa.
Certo, dopo aver letto una Valtorta non è facile trovare 'prediche' che ti soddisfino, tranne in certi casi però... ma in questi quello che ti trascina e ti fa gonfiare il cuore non sono tanto i concetti espressi in maniera 'eloquente' quanto la 'fede' che il sacerdote ti dimostra, ti fa percepire e ti trasmette come se fossero onde elettromagnetiche e che ti fa vibrare dentro e ti fa dire 'Caspita, questo ci crede!'
E ti senti dentro diverso, con un groppo alla gola, ed anche un poco migliore, e Dio - a quel punto - lo senti veramente Padre...
A proposito di chi ci crede...Ho conosciuto un 'passionista': Ordine di missionari e predicatori, fondato da S. Paolo della Croce. Veste nera con un cuore grande ricamato sul petto...
Mio suocero, anziano, ieri stava molto male. "E' grave - ha detto il medico - niente di particolare ma anche una banale influenza in un fisico debilitato potrebbe essere fatale".
Dico a mia moglie: "E se chiamassimo un prete per una 'estrema unzione'?..." (per inciso, oggi si chiama 'unzione degli infermi', si può dare anche ai non gravi e, francamente, 'suona' un po' meglio...).
Mio suocero infatti è molto credente, tutte le volte che può non si perde la messa domenicale e quando gli parli di fare la comunione si rischiara in volto che sembra una lampadina.
Lui e lei, marito e moglie, entrambi circa 92enni, 60 anni di felice matrimonio.
E' un mesetto circa che li abbiamo convinti - dopo anni di tentativi - a lasciare la 'privacy' della loro casa e a venire ad abitare con noi. Giusto a tempo, perchè lui ha cominciato ad avere qualche problema e lei sembra una amorevole infermiera, anzi una mamma.
Se lo coccola come se fosse un figlio. Lui non parla, un'ischemia, ma capisce perfettamente, anche se è sordo..., ma insomma è un sant' uomo.
E lei lo sa e dice che, ora che lui ha tanto bisogno, lei gli vorrebbe poter restituire tutte le tenerezze e i riguardi che lui ha avuto per lei in tutta la vita...
Allora gli dico gridando forte: 'Papà, oggi è Domenica. La vuoi fare la comunione?'
E lui con gli occhi e annuendo con la testa:'Sì, sì!'...
'Vado a chiamarti quel Padre passionista, sai quello che predica tanto bene e che ti ha già confessato nella tua chiesa..’.
Elui, radioso: 'Sì, sì...'
Vado alla messa serale, con mia moglie e combinazione trovo proprio lui che dice messa. Bella predica, ci crede, l' ho detto.
Dopo la messa mi avvicino, mi riconosce, anche se non sono un suo parrocchiano, si ricorda perfino il mio nome: ...Il 'nonno' ? Sì che lo ricorda, la festa in chiesa per i suoi sessant'anni di matrimonio... Certo che viene a confessarlo e a comunicarlo, se il nonno gradisce che debba venire lui... quando noi vogliamo, lui viene...Padre, decida lei... no dite voi, io sono al vostro servizio...solo ditelo al vostro parroco... è una questione anche di delicatezza... Padre, non c'è problema..., allora domattina alle nove'.
Alle nove è un piccolo ciclone di allegria quello che entra nella calda cameretta al primo piano con la porta-finestra che dà su un balcone qualche mese fa fragrante di profumi che salivano dal glicine e dai tigli e dal quale si vede ora il viale malinconico dove i primi venti freddi spazzano via le foglie dei tigli che hanno fatto un tappeto.
Sembra la loro vita, mi dico. Anzi la nostra di noi tutti, mi correggo.
Anche se, devo dire, questi due vegliardi riescono a vivere in una serenità incredibile fatta di affetto e di premure. Che bello invecchiare insieme così, che fortuna, che dono, che esempio...
Il Padre si rivolge ai due vecchietti e dice gioioso: 'Adesso facciamo una bella confessione, tutti e due, va bene? Poi una bella comunione con Gesù e poi vi dò una benedizione grande grande. Vedrete che bella benedizione, e quante grazie farà scendere su di voi...'
I due erano felici, soprattutto lui meno consapevole del suo stato ma assetato di 'Eucarestia'.
Dopo la confessione il 'Padre' mi agguanta e dice: 'Mentre io confesso la nonna tu dì insieme al 'nonno' un 'Pater-Ave-Gloria', e io, un poco imbarazzato, ad alta voce lo recito con lui che mi segue partecipando con gli occhi luminosi.
Poi la somministrazione dell'Eucarestia e infine la...'benedizione'.
Beh, non avevo mai assistito alla somministrazione di questo specialissimo sacramento, tranne qualche preghiera che avevo sentito mormorare da un sacerdote ad un mio amico, morente, in ospedale...
Ma qui... non so, credo che le parole siano, debbano essere uguali per tutti i preti, ma questo le diceva con una potenza, con una partecipazione, con una convinzione, che sembrava di vedere Dio Padre scendere dal Cielo per posare la mano sulla testa dei due nonni...
'Ecco, mi son detto, dopo una 'benedizione' così uno può anche morire in pace...'
Spero di essermela presa anch' io che, con mia moglie, facevo capolino dalla porta della stanza...
Tornando a casa, o meglio accompagnando il sacerdote a 'casa' sua - dove lui vive con altri padri passionisti, ottimi predicatori - questi mi spiegava che la sua 'vocazione' era la somministrazione dei sacramenti e della 'Parola'. Anzi, nei casi difficili, se ho ben capito, aveva una triplice arma segreta: Confessione, Eucarestia, Unzione. Con quelle tre cose insieme 'sistemava' tutto.
'Incredibile - diceva - vedere come funzionano...'.
Lo diceva e... ci credeva.
Poi nel suo studiolo, dove ha voluto mostrarmi alcuni testi di ascetica e mistica che mi consigliava per i miei studi, mi ha fatto anche vedere da quanto 'studio' nascono le sue 'prediche', perchè - diceva - 'Dio ci ha dato il dono dell'intelletto e noi dobbiamo sforzarci per studiare continuamente...'.
Poi lui se le mette sul suo computer, messa per messa, occasione per occasione, e le classifica in una schedario che occupa una ... scaffalatura.
'Però - mi dico - questo è proprio 'organizzato', come un vero 'professionista', un 'professionista della Parola'...
Mi incuriosisco, visto che lui usa il computer come me. E lui mi dice: 'Vedi? E' semplice. Quando voglio uno spunto o fare una riflessione schiaccio il tasto ed esce fuori la 'predica' che avevo già fatto in passato e che poi arricchisco o modifico. Ecco quella che tu hai sentito ieri... Vuoi vedere?...' Clik! ...e dalla stampante esce un foglio, guardo (Marco 10, 46-52: Il cieco Bartimeo), è una 'scaletta' sintetica che il 'padre' si era tenuto evidentemente a mente come traccia. Mi colpisce una frase :
'...Il cieco guarito diventa il modello del vero discepolo, e il miracolo riassume il cambiamento radicale che si opera in colui che è disposto a seguire veramente Gesù. Perchè solo seguendo Gesù fino alla croce, lo si capisce: 'Quando sarò innalzato da terra capirete chi io sono e attirerò tutti a me!'
Già - mi dico - il 'cieco guarito'... il 'cambiamento radicale'...
Ecco qui un altro che mi parla di Croce, e ne sembra convinto. Ma lui è un 'Passionista' e se non è convinto lui...