102. Certo, ho sofferto! Ho sofferto. Mai la vita mi era sembrata così dolce come quando sapevo, temevo, ero praticamente certa che l'avrei lasciata...
Cammino per la strada e mi cade l'occhio su una 'locandina' esposta presso una edicola di giornali con un grosso titolo.
Dice che a causa di esalazioni venefiche sei persone sono morte su una petroliera...: "Si cerca il 'colpevole...".
Rifletto. Quante volte - nelle disgrazie fortuite - si cerca ad ogni costo un 'colpevole'.
Mi dico: 'Poveraccio, non lo avrà certo fatto apposta... chissà che guaio, adesso. Che disastro!'
Mi sorprendo a pregare un'Avemaria, per lui. Poi mi dico però che ne hanno più bisogno gli altri... i 'morti'.
Rifletto sul fatto che deve essere proprio brutto morire. Così all'improvviso poi... Uno non ha neanche il tempo di pentirsi, magari.
Potrebbe succedere a me. Mi viene un brivido. Ne avrei terrore. Non mi piacerebbe morire all'improvviso. Mi sembra un atto sleale di violenza.
Mi sembra che uno dovrebbe vedersi concesso da Dio il 'diritto civile' ad una morte consapevole, per un fatto di dignità, di libertà.
Mi sembra che uno abbia il diritto di sapere di dover morire, se non altro per prepararsi...
Già, prepararsi. Deve essere però ben duro 'prepararsi'. Lasciare, sapere di dover lasciare tutto: affetti, figli, moglie, vita...
Penso allora alla mia prima moglie, morta di tumore.
Entrato nello studio del chirurgo, subito dopo l'operazione, 'Prognosi infausta - mi aveva professionalmente, senza preamboli anche se dolcemente comunicato - un mese di vita !'.
E il mese successivo, posto che era ancora 'viva' ed apparentemente fresca e vitale, i medici scrollavano la testa e confermavano:'... ha evidentemente una tempra eccezionale, ma non può essere più di un altro mese ...sa, d' altra parte in queste cose non si può mai esser certi...'
E, di mese in mese, di condanna in condanna, di proroga in proroga, è durata tre anni...
Avevo cercato di nasconderle il più possibile la gravità reale ed incombente della sua situazione e credo di esserci riuscito fino alla fine, che è stata dolce, un passaggio dal sorriso al sonno.
Ma chissà quanto ha sofferto, poverina. Anche se lei cercava - a ripensarci bene - di non farlo vedere...
Ora però, a distanza di tanti anni mi viene un dubbio: con il mio amore, con la mia ansia di non vederla soffrire... sono sicuro di averle lasciato quel 'diritto civile' alla morte consapevole che io adesso reclamo al Signore per me?
Luce:
Certo, ho sofferto! Ho sofferto.
Mai la vita mi era sembrata così dolce come quando sapevo, temevo, ero praticamente certa che l'avrei lasciata.
Tutto era dolce: la natura, i sapori, i colori, i suoni, la tua vicinanza, quella dei figli.
Quanti pentimenti per aver sprecato la vita precedente, vissuta frettolosamente, senza assaporare le gioie di vita, le piccole grandi gioie che il Signore tutti i giorni concede.
Quanti pentimenti di aver perso tante occasioni per essere migliore.
Migliore con i figli.
Oh, quante volte mi sono detta quante volte avevo sbagliato e come avrei potuto essere madre migliore. Quante volte mi sono detta che avrei dovuto vincere il mio carattere introverso e manifestare meglio loro il mio amore, farglielo percepire in maniera 'tangibile'.
Quante volte mi sono dispiaciuta di essermi occupata più del lavoro che di loro. Era una necessità, è vero, ma fino a qual punto?
Mi sono privata della gioia di averli stretti al mio cuore quando erano piccini, mi sono privata della gioia di essere loro vicina ogni giorno quando divennero più grandi.
E ora? Ora che finalmente avevo capito tutto, quali erano i veri valori della vita, ora dovevo lasciarli... soli!
Soli. Non immagini quanto questo mi abbia fatto soffrire.
Lasciarli soli, piccoli pulcini impauriti senza la loro mamma, piccoli pulcini pigolanti con il cuoricino stretto dallo sbalordimento e dalla paura: paura di rimanere soli.
'Che può fare un padre? - mi dicevo - lui è, sarà assorbito dal suo lavoro...non sa badare neanche a se stesso, figuriamoci i figli: i miei figli'.
Che dolore... Non per me, per loro.
Che dolore fingere, che dolore sorridere.
Che dolore, perdere te.
Ti avevo avuto vicino una vita e ti conoscevo solo allora. Solo allora comprendevo la tua forza, quella vera, morale, spirituale, non quella professionale, chè quella forza non è.
Vedevo i tuoi sforzi, intuivo le tue manovre. Certo, non 'sapevo' con precisione, ma intuivo - è durata tre anni - l'azione di protezione, la barriera invisibile, invisibile all'occhio mio umano ma percepita dal mio spirito, che tu innalzavi intorno a me per proteggermi, proteggere la mia fragilità, preservarmi il più possibile dal dolore.
Capìi, allora, che cosa è l'amore, quello spirituale, il tuo per me, il mio per te.
Anche in questo per una vita abbiamo sbagliato, amandoci nel modo sbagliato. L'amore vero è quello dello spirito. E anche questo, anche questo, io l 'avevo capito troppo tardi, troppo tardi.
Oh quanti rimpianti: mia mamma, mia mamma. Anche lei l'avrei lasciata sola. Mio padre? L'avrei 'rivisto'? E voi? Tu, i miei figli, vi avrei più, mai più rivisti? La vita, la morte, l'Aldilà? Dio? Dio.
Dio... Dio mi aiutò. Ebbe misericordia di me. Prolungò - Egli - la mia vita dandomi il tempo di soffrire, dandomi il tempo di pentirmi, dandomi il tempo di amarlo.
Oh , quanta misericordia. Quanta bontà in Dio, nostro Padre.
Non puoi immaginarlo, ma devi, devi, devi credermi.
E poi tu. Che ne sarebbe stato di te?
Sapevo che, senza di me, ti saresti aggrappato alla 'campagna', perchè i figli un giorno ti avrebbero lasciato e tu avevi bisogno di un ancoraggio alle radici, alla terra, se non altro quello dei momenti felici.
E fu per quello che, nel mio nuovo amore, quello spirituale - chè i sensi ormai da tempo erano stati uccisi dal dolore - pensai ad un tuo futuro matrimonio. E mi permisi di parlarne a 'lei'. Pensavo, umanamente, molto umanamente, alle tue necessità pratiche, organizzative, di interessi terreni.
Tu non lo sapevi, ma come tu a mia insaputa 'lavoravi' per me, io a tua insaputa 'tessevo' per te la tela di un nuovo matrimonio, dopo che io me ne sarei andata. Matrimonio per te ma anche per dare ordine ai figli.
Ma io ragionavo umanamente, mentre il Padre - buono - divinamente. E divinamente - da Padre vero - mi accontentò.
Ecco, la tua nuova Compagna. 'Nuova Eva' anche Lei, perchè anche Lei non ha fatto - più vicina a Dio di me - gli errori, sì , gli errori che avevo fatto io. Primo quello di non saper amare Dio a sufficienza.
Per questo grata sono al Signore di questo dono, dono che - prima ancora che a te - è stato fatto a me ma che è dono anche per te.
Conservala. Sappila amare con lo spirito, finchè sei in tempo, perchè, dopo, sono solo rimorsi...
'Finchè sei in tempo', non perchè lei non abbia 'tempo'..., non perchè non ne abbia tu, ma perchè ogni attimo sprecato per non amare spiritualmente è un attimo di ritardo rispetto al 'tempo' che Dio su questa terra concede.
Certo, ho sofferto. Ma è stata questa Croce, la mia Croce, che ora mi consente, per Carità, per Grazia divina, di parlarti per dirti : 'Ama, Ama, Ama. Ama il Signore Dio tuo, perchè amando il Signore amerai il prossimo e amando il prossimo, più di te stesso, coglierai la perfezione umana dell’Amore, quella che Gesù vuole da tutti noi, da tutti voi'.